Allarme Unicef: 200 milioni di donne e bambine subiscono mutilazioni genitali

Rapporto Unicef allarmante pubblicato nella Giornata Onu contro le mutilazioni genitali femminili: secondo i dati, 200 milioni di donne e bambine hanno subìto tale atrocità

Allarme Unicef: 200 milioni di donne e bambine subiscono mutilazioni genitali

Sono dati allarmanti quelli lanciati dal nuovo rapporto Unicef e pubblicati in occasione della Giornata Onu contro le mutilazioni genitali femminili, istituita nel 2003 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e celebrata il 6 febbraio: sarebbero oltre 200 milioni le donne e le bambine che hanno subìto tale atrocità in 30 Paesi. Secondo i dati, la metà delle vittime di questa orribile mutilazione è concentrata soprattutto in Egitto, Etiopia e Indonesia, e in moltissimi Paesi la maggior parte delle donne ha subìto mutilazioni del genere in tenerissima età, non oltre i 5 anni. Si evince inoltre che fino a 14 anni, la più alta prevalenza si è riscontrata in Gambia (56%), Mauritania (54%) e Indonesia; mentre i Paesi in cui è diffusa maggiormente la pratica tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e il Gibuti (93%). Si tratta di dati gravissimi e allarmanti già di per sé, ma lo sono ancora di più se messi a confronto con quelli riscontrati nel 2014, da cui era emerso che le donne costrette a subire mutilazioni genitali sono state 130 milioni, 70mila in meno rispetto ad oggi. Tutto ciò è dovuto alla crescita della popolazione. Dal momento che fino ad oggi è stato difficile avere dei dati certi o anche approssimativi, in quanto molti governi decidevano per la non diffusione delle statistiche a livello nazionale, mentre adesso, prendendo esempio dall’Indonesia, hanno iniziato a farlo, il numero delle donne mutilate purtroppo dovrebbe essere ancora in aumento.

In 5 Paesi varata legge a livello nazionale per mettere al bando le MGF – Determinare l’ampiezza della diffusione di questa violazione dei diritti delle donne e delle bambine è fondamentale per tentare di eliminarla. Dal 2008 ad oggi, oltre 15mila comunità e distretti in 20 Paesi hanno dichiarato pubblicamente di non voler più praticare le mutilazioni genitali femminili e in 5 Paesi hanno anche varato leggi a livello nazionale per metterle al bando. Ma secondo l’Unicef, che insieme al Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione coordina il programma mondiale più ampio per l’eliminazione della pratica, questo non sarebbe abbastanza: «Se l’attuale trend continuerà nei prossimi 15 anni il numero di bambine e donne mutilate continuerà a crescere». Gravissimi e irreversibili possono essere i danni per la salute con cui donne, ragazze e bambine, sono costrette a convivere, oltre alle pesanti conseguenze psicologiche. «Noi tutti, governi, operatori sanitari, leader di comunità, genitori e famiglie, dobbiamo ampliare i nostri sforzi per eliminare definitivamente questa pratica».

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