Contraffazione: sequestri in tutta Italia per spaccio di vestiti cinesi come “Made in Italy”

Spaccio di abiti contraffatti tra Lazio e Campania, sequestrato mezzo miliardo di capi. Nel frattempo sul web molti si lamentano dei pochi controlli da parte della guarda di finanza durante l’anno

Contraffazione: sequestri in tutta Italia per spaccio di vestiti cinesi come "Made in Italy"

Giunta al termine l’operazione “True Made” condotta dalla Guardia di Finanza di Roma per smascherare la contraffazione di vestiti della nota casa di moda partenopea “Antica sartoria napoletana”. Il tutto è iniziato qualche settimana fa, quando alcuni militari stavano effettuando il solito controllo di routine su un carico di merci allo scalo aeroportuale di Fiumicino. L’esercito ha iniziato a insospettirsi trovandosi davanti un carico di capi d’abbigliamento ed accessori con mittente “Repubblica Popolare Cinese” e con destinatario proprio la casa di moda della Campania. Inoltre, assieme alla mercanzia è stato trovato un esposto che spiegava che i prodotti destinati all’outlet della maison, si avvicinassero molto al processo di fabbricazione della casa di moda. E quando la polizia ha scoperto anche che i cartellini “made in china” appesi ai vestiti potevano essere facilmente rimossi, la Procura della Repubblica di Civitavecchia ha avviato le indagini in collaborazione con la Guardia di Finanza di Fiumicino che teneva d’occhio la merce col marchio italiano accorgendosi di quanto i prezzi fossero elevatamente bassi, sia al dettaglio che outlet.

Sequestrati oltre 500mila indumenti – Tuttavia il sequestro non è scattato subito perché seguendo la merce dov’era diretta hanno potuto scoprire i luoghi di stoccaggio o luoghi di smercio, con la variante, questa volta, costituita dalla mistificazione della loro origine, provenienza e qualità. Le indagini hanno proseguito dunque in località diverse, scoprendo un vero e proprio giro di contraffazione tra il Lazio, la Campania e parte dell’Emilia-Romagna. Sempre dirette dalla Procura di Roma tramite la collaborazione dei Comandi Provinciali locali, si è potuto scoprire molte sedi e negozi di Napoli, di Ischia, Roma, San Cesareo e Bologna, nonché presso i famosi outlet di Valmontone (Roma) e Marcianise (Caserta), nel centro di distribuzione di Nola (Napoli). Queste attività commerciali smerciavano e commercializzavano prodotti d’alta moda per uomo come foulard, cinture, maglioni, pullover, smanicati, cravatte e ogni genere di vestiario maschile con il marchio contraffatto “Made in Italy”. Le fiamme gialle hanno infine sequestrato oltre 522’000 pezzi in totale e arrestato i proprietari degli stock e dei negozi. Ora le ricerche si concentrano nella sede legale e amministrativa della società di moda, che ha ricondotto ad un insospettabile napoletano legato alla Camorra che è stato accusato di contraffazione.

Il web insorge contro i rari controlli finanziari e l’italiano superficiale – Nel frattempo sul web è scoppiato davvero un grosso tafferuglio. Molti gli utenti che sulla pagina Facebook de “La guardia di finanza” commentano con giudizi abbastanza forti contro le fiamme gialle che svolgono approssimativamente il loro lavoro durante l’anno: «I controlli andrebbero intensificati tutto l’anno non solo sotto le feste si devono rafforzare le ispezioni» scrivono gli utenti. Tuttavia c’è chi in realtà manifesta anche l’urgenza di punizioni più severe per i rivenditori che diffondono merce difettosa: «Bisogna mettere un freno a queste vicende, soprattutto applicando sanzioni più gravi a chi vende questa paccottiglia». Inversamente altri dichiarano che la colpa sia particolarmente d’italiani che spendono i loro soldi senza prestare attenzione al marchio: «La causa è anche degli italiani che continuano ad acquistare questa mercanzia scadente per pochi soldi». Quest’ultimo è un dato di fatto anche emerso secondo una recente ricerca Istat, su cui sono in tanti gli italiani che molte volte optano per il prezzo basso piuttosto che per il Made In Italy, agevolando la contraffazione.

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