Corleone: blitz antimafia, azzerato il mandamento di Totò Riina e Bernardo Provenzano

L’operazione dei carabinieri, denominata “Grande passo 3”, ha portato all’annullamento della cosca del paese del Palermitano che un tempo era il regno di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Secondo un’intercettazione, i nuovi picciotti volevano uccidere un imprenditore e colpire il ministro Alfano

Corleone: blitz antimafia, azzerato il mandamento di Totò Riina e Bernardo Provenzano

I carabinieri hanno assestato un duro colpo, forse anche quello definitivo, alla cosca mafiosa di Corleone, quella che un tempo era dominata da Totò Riina e Bernardo Provenzano; i militari del gruppo di Monreale, con l’ausilio di unità cinofile e di un elicottero, hanno battuto una vasta area tra Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Tra l’altro, l’operazione, denominata “Grande passo 3”, ha permesso di scongiurare un omicidio già ordinato, quello di un imprenditore della zona; nel corso di “Grande passo 3” sono stati tratti in arresto sei esponenti di spicco della nuova Cosa Nostra corleonese. I magistrati della Dda di Palermo hanno anche documentato gli assetti del nuovo mandamento, totalmente diviso tra chi seguiva una linea più moderata e chi invece voleva affidarsi alla violenza per risolvere determinate questioni. Da un’intercettazione risulta che una di queste questioni riguardava il ministro dell’Interno Angelino Alfano: due esponenti della cosca parlano e inveiscono contro di lui, chiamandolo “porco” e ricordando come sia salito ai suoi livelli con Berlusconi anche grazie al voto dei picciotti: «Gli faremo fare la fine di Kennedy» arrivano a dire i due perchè, secondo loro, Alfano sarebbe un ingrato che ha inasprito il regime carcerario del 41bis. Interessante, inoltre, che i due confermino involontariamente quello che, anche negli Stati Uniti, molti hanno sempre sospettato e cioè che la mafia italoamericana fosse implicata nell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963.

Si cercano spasmodicamente armi per timore che possano essere attuate le minacce di Riina al pm Di Matteo – Infatti, le indagini si sono concentrate soprattutto sulla spasmodica ricerca di armi per evitare che qualcuno possa davvero mettere in pratica quello che è paventato nell’intercettazione: d’altronde, lo stesso Riina dal carcere ha spesso rivolto minacce ad Alfano, proprio per l’inasprimento del 41bis, oltre a minacciare di morte il pm Di Matteo impegnato nell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Il ministro degli Interni, nonché leader dell’Ncd, doveva essere punito duramente, ma sembra che nel mandamento appena decapitato continuasse a prevalere la linea del profilo basso così come era stato ordinato da Provenzano. La Dda di Palermo ha preferito intervenire subito per fermare il gruppo di fuoco, data la forte pericolosità sociale dei suoi appartenenti, che continuavano a mantenere il controllo su tutto il territorio di Corleone infiltrandosi nel suo tessuto sociale ed economico.

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