Fbi, attacchi informatici su dati elettorali Usa: “Attacco da organismo straniero”

L’Fbi, come riportato dal “Washington Post”, ha spiegato come negli ultimi mesi alcuni database di elettori americani, siano stati sotto attacco soprattutto i cittadini dell’Arizona e dell’Illinois. Le prime accuse, mosse dallo stesso tabloid, sono per alcuni hacker russi ma la Russia si difende

Fbi, attacchi informatici su dati elettorali Usa: "Attacco da organismo straniero"

Giungono proprio dall’Fbi alcune prove di attacchi informatici subiti al sistema elettorale degli Stati Uniti da parte di ignoti hacker stranieri. I servizi speciali americani hanno scovato alcune tracce fortemente palesi, su alcuni pagine web create in vista del voto decisivo di novembre che si svolgeranno negli Stati dell’Illinois e dell’Arizona. Il “Washington Post” ha riportato come le prime allerte dell’Fbi risalgano già da giugno: gli investigatori avvisarono alcuni burocrati dell’Arizona di una minaccia che riguardava il database degli elettori dello Stato, sebbene ad oggi le autorità locali abbiano scartato la possibilità che l’attacco sia andato effettivamente a buon fine. Altre avvisaglie da parte de “Bureau” ci furono a luglio, riportate anche dalla stampa e dai siti americani: gli investigatori stavolta hanno tuttavia assicurato che gli hacker sono riusciti ad impossessarsi di oltre 200mila dati di cittadini statunitensi iscritti nei registri elettorali dello Stato dell’Illinois. Come spiegato in una comunicazione interna dell’alto funzionario della Giunta elettorale locale Kyle Thomas: «Si tratta di un attacco altamente avanzato proveniente da un organismo straniero».

Possibilità di modifica dei dati
La Federal Bureau Investigation ha infine lanciato l’ultimo allarme il 18 agosto, spiegando come attraverso indirizzi Ip di vari utenti non identificati, i pirati informatici starebbero cercando d’infiltrarsi negli enti elettorali di alcuni degli stati americani. Lo stesso Brian Kalkin, vicepresidente del “Centro per la sicurezza internet”, intervistato dall’agenzia “Efe”, ha disposto che il pericolo non sta solo nel riuscire ad accedere all’archivio dei dati: il vero timore è che i pirati informatici possano modificare o cambiare i dati stessi. E sebbene i servizi segreti non hanno definito la nazionalità dei «pirati», dal “Washington Post” si spiega che si potrebbe trattare di hacker russi: la scoperta segue le accuse mosse da Washington contro la Russia, incriminata d’aver «infiltrato» il sistema informatico del “Comitato nazionale del partito democratico” e d’aver poi passato informazioni private, come ad esempio 20mila email a “WikiLeaks”. Non si è fatta attendere la risposta della Russia: il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito «infondati» certi sospetti manifestati dagli Stati Uniti. «Queste dichiarazioni sono totalmente infondate, non si basano su niente. Non citano fatti, sono assolutamente vuote», ha detto il portavoce Peskov.

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