Greenpeace contro colosso tailandese Thai Union: “Stop alla pesca distruttiva”

Responsabile Greenpeace Italia: «Thai Union utilizza metodi di pesca distruttivi, siamo entrati in azione proprio sul suo luogo di pesca ma la nostra protesta non si ferma nell’Oceano Indiano». «Centinaia di migliaia di persone continuano a chiedere a Thai Union, e in Italia a Mareblu, di non distruggere più i nostri mari e impegnarsi per una pesca sostenibile». Il colosso tailandese è presente in Italia con il marchio Mareblu

Greenpeace contro colosso tailandese Thai Union: "Stop alla pesca distruttiva"

Greenpeace continua la sua lotta contro le pratiche di pesca distruttiva. La nuova azione riguarda il colosso tailandese del tonno in scatola, Thai Union, presente anche in Italia con il marchio Mareblu. «Alle 5 e 30 ora locale – scrive l’Adnkronos – nove attivisti a bordo di alcuni gommoni si sono avvicinati all’Explorer II, abitualmente ancorata su una secca in mezzo all’Oceano, e visibile a miglia di distanza. Questa nave di appoggio, di proprietà di Albacora Group, sembrerebbe infatti utilizzare delle luci per attrarre pesci che sono poi catturati da grandi pescherecci industriali. Si tratta di una pratica controversa che favorisce la pesca eccessiva. Dopo aver consegnato una lettera per chiedere al comandante di fermare questa pratica distruttiva, gli attivisti di Greenpeace hanno impiegato degli spray per oscurare le luci».

Greenpeace vs Thai Union: protesta che non si ferma nell’Oceano Indiano
La responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, Giorgia Monti, ha spiegato che la «Thai Union utilizza metodi di pesca distruttivi e oggi siamo entrati in azione proprio sul suo luogo di pesca ma la nostra protesta non si ferma nell’Oceano Indiano. Dal mare agli scaffali dei supermercati, centinaia di migliaia di persone continuano a chiedere a Thai Union, e in Italia a Mareblu, di non distruggere più i nostri mari e impegnarsi per una pesca sostenibile ed equa», ha detto infine.

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