Isis, decapitati 4 calciatori accusati di spionaggio: familiari obbligati ad assistere

L’esecuzione è avvenuta in piazza, davanti ai familiari: decapitate 5 persone, di cui 4 erano calciatori professionisti, con l’accusa di aver passato informazioni all’Unità di Protezione Popolare YPG. Le foto dei cadaveri pubblicate su Twitter

Isis, decapitati 4 calciatori accusati di spionaggio: familiari obbligati ad assistere

Continua l’orrore Isis in Siria, precisamente nella città di Raqqa, roccaforte dell’autoproclamato Stato islamico, dove domenica scorsa, all’alba, sono state decapitate cinque persone. Le vittime, tutte accusate di spionaggio, sono state uccise davanti ai loro familiari, obbligati dai miliziani ad assistere allo scempio. Si tratta di cinque giovani che vivevano nella città di Tabqa, non lontano dalla Capitale dello Stato islamico, prelevati sabato scorso nelle loro abitazioni e processati di fronte ai giudici incaricati di imporre la Sharia, la legge islamica, con l’accusa di aver passato informazioni all’Unità di Protezione Popolare YPG, una delle sacche di resistenza curda che in questi mesi sta combattendo l’Isis. «Sabato la polizia dell’Isis ha arrestato cinque giovani nella città di Tabqa – ha raccontato una fonte locale all’agenzia Ahlulbayt – i prigionieri sono stati condotti davanti ai giudici incaricati di applicare la Sharia che li hanno condannati a morte dopo averli accusati di essere spie e di aver fornito informazioni alle truppe dell’YPG. Domenica sono stati decapitati in pubblico in una piazza di Raqqa». E per confermare la brutalità dell’Isis, i giudici islamici hanno ordinato che le esecuzioni dei cinque giovani avvenissero di fronte ai parenti inermi. Pubblicate su Twitter le foto dei cadaveri: le vittime con indosso le solite tute arancioni, attorno ai loro corpi alcuni bambini che li osservano.

La condanna per spionaggio solo un pretesto
Solo qualche ora dopo fonti locali hanno rivelato l’identità di quattro delle cinque vittime. Si tratta di Osama Abu Kuwait, Ihsan Al Shuwaikh, Nehad Al Hussen e Ahmed Ahawakh: giovani calciatori professionisti che giocavano nel campionato siriano con la maglia della squadra locale Al Shabab. Ancora non è stato reso noto il nome del quinto giovane ucciso. Si sospetta che le vittime siano state condannate dall’Isis perché ree di voler assumere, giocando proprio a calcio, uno stile di vita contrario alle regole dell’estremismo islamico. La condanna per spionaggio sarebbe quindi semplicemente una scusa, un pretesto montato dai militanti jihadisti per punire chi cerca di vivere in modo normale. Giocare a calcio è infatti una delle non poche attività osteggiate dall’Isis e dichiarata illegale.

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