Juventus, Arrigo Sacchi punge Allegri: “Vince solo in Italia, Conte un fenomeno”

L’ex allenatore del Milan entra a gamba tesa contro Massimiliano Allegri: «La Juventus è come il Rosenborg, in Champions fa sempre fatica». E’ noto che fra il tecnico bianconero e Sacchi non corra buon sangue da molto tempo. Questa stoccata ha scatenato non poche polemiche sul web, soprattutto da parte del popolo bianconero

Juventus, Arrigo Sacchi punge Allegri: "Vince solo in Italia, Conte un fenomeno"

Fra Arrigo Sacchi e Max Allegri, si sa, non corre buon sangue; qualche tempo fa, in un canale Mediaset avevano avuto non pochi contrasti che riguardano diversi modi di intendere il calcio. L’ex allenatore del Milan ha sempre preferito Antonio Conte ad Allegri e, all’inizio dell’avventura bianconera dell’allenatore livornese, aveva espresso molte perplessità in merito al possibile quarto scudetto. Max lo ha letteralmente smentito ottenendo il quarto scudetto nella scorsa stagione, la decima Coppa Italia e una finale di Champions League. Ad alimentare i dubbi di Sacchi è anche la falsa partenza della Juventus in questo campionato, però anche questa volta Allegri lo ha smentito compiendo una rimonta incredibile ed ottenendo ben 17 vittorie di fila.

L’episodio preso in questione
Il fatto in questione risale a mercoledì pomeriggio: Sacchi, durante un’intervista rilasciata a “Lapresse”, non le ha mandate a dire alla Juventus e ad Allegri, nonostante la vecchia signora abbia ottenuto 17 vittorie consecutive, sia rientrata in lotta per il quinto titolo oltre ad aver ottenuto la seconda finale della coppa nazionale: «La Juve è dieci anni avanti rispetto alle altre per coesione e competenza. Il suo limite sono i verbi. Noi al Milan ne coniugavamo tre: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. È una debolezza, ma in Italia continua a vincere. Anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma ciò che conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica». Sacchi poi bacchetta Max facendo il paragone con il suo predecessore: «Conte è un autentico fenomeno, deve solo spogliarsi di una certa italianità. Deve essere più coerente. Il calcio totale non ha molto a che vedere con l’italianità. Io l’ho visto allenare: ha idee chiare, talento, inventiva. È ora che si tolga di dosso la paura. Basta giocare con la sindrome di Pollicino addosso: palla a noi, non agli altri».

Come allenare
Poi prosegue: «Io divido gli allenatori in tre categorie. La prima è quella che comprende un piccolo gruppo di geni, di innovatori, che mettono il gioco al centro del loro progetto. La seconda è quella degli orecchianti che seguono la moda senza sapere un granché. La terza riguarda quelli orgogliosamente aggrappati al passato, che fanno della tattica esasperata il loro modus operandi e che sono ingessati a un solo sistema di gioco. Max è una via di mezzo tra le prime due: è un grande tattico, sa cambiare in corsa, però non deve accontentarsi solo di vincere». Ma se Max è quasi un orecchiante, chi c’è sul podio? Oggi c’è un gruppo di tecnici che porta avanti un’idea diversa di calcio: Di Francesco, Spalletti, Sarri, Paulo Sousa, Giampaolo.

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