Milano, uccise tre persone in Tribunale: 57enne condannato all’ergastolo

Claudio Giardiello, il 9 aprile 2015, entrò nel Tribunale milanese ed uccise 3 persone di cui il giudice fallimentare, il suo avvocato e l’ex socio. In rito abbreviato, l’ex agente immobiliare, stato condannato a 20 anni e poco dopo ha confessato: «La pistola era già in Tribunale»

Milano, uccise tre persone in Tribunale: 57enne condannato all'ergastolo

Ergastolo. È questa la sentenza emessa nella giornata del 14 luglio dal giudice del rito abbreviato per Claudio Giardiello, agente immobiliare 57enne, che il 9 aprile del 2015, sparò a tre persone nel Tribunale di Milano. Durante l’ultima udienza svoltasi a Brescia, l’uomo, poco prima della condanna, ha deciso d’aggiungere un nuovo dettaglio alla propria storia tramite una dichiarazione spontanea: «La pistola era già in Tribunale. L’avevo portata lì tre mesi prima». Così, dopo un breve colloquio, il gup di Brescia ha disposto l’ergastolo: sulla condanna, già ridotta per effetto della scelta del rito abbreviato, sembra aver inciso anche l’esito della perizia psichiatrica che avrebbe determinato anche il riconoscimento della piena capacità di intendere e di volere. Tuttavia, l’ultima dichiarazione dell’imputato, è stata commentata anche dal suo avvocato Andrea Dondè, come riportato da “Adnkronos”: «Frasi che reputo incredibili, nel senso di poco credibili, perché non hanno alcuna logica. Si tratta di frasi delle quali non sapevo nulla e delle quali non riesco a capire il senso. Forse mostrano una voglia di protagonismo da parte di Giardiello e in qualche modo dimostrano la bontà dell’esito della nostra perizia che indicava la sua mancanza di capacità di intendere e di volere». In ogni caso, conclude infine il legale: «Ricorreremo in Appello contestando proprio il riconoscimento da parte del giudice della capacità di intendere e di volere di Giardiello».

«Chiedo scusa»
Eppure, durante i primi interrogatori, l’accusato aveva riferito che in quel 9 aprile 2015 era riuscito ad oltrepassare i metal detector dell’ingresso degli avvocati grazie al tesserino d’agente immobiliare e, poco dopo, avrebbe aperto il fuoco scatenando il suo momento di rabbia. Il 57enne, armato di Beretta 7,65, uccise, mitragliandolo per 13 volte, il giudice fallimentare Fernando Ciampi; l’avvocato 37enne Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba, 60 anni, ex socio. Mentre stava tentando di scappare, l’ex agente immobiliare, lungo la strada riuscì a ferire anche Davide Limoncelli di 40 anni, socio di Giardiello nella società immobiliare e colpì ad una gamba il commerciale Stefano Verna, anche lui legato alla vicenda fallimentare che risale al 2008. L’assassino fu arrestato e fermato neanche un’ora dopo nella zona di Vimercate. Di certo ora, con il processo finito, rimangono tanti interrogativi sul come mai ci fosse tanto odio.

La madre dell’avvocato Appiani, Alberta Brambilla Pisoni, ha raccontato: «Oggi è stata fatta giustizia, la vendetta la lasciamo a Claudio Giardiello perché è un sentimento che non ci appartiene». Sulla dichiarazione effettuata dall’accusato riguardante la pistola, l’avvocatessa ha commentato: «E’ una dichiarazione verso una sua umanizzazione. Noi siamo sempre stati convinti che non c’entrasse nulla la guardia giurata sotto processo. La pistola non poteva essere entrata come aveva raccontato Giardiello». L’ex agente immobiliare, che ora si trova incarcerato nel carcere di Monza, non ha mai voluto spiegare con precisione lo svolgersi dell’accaduto, ma ora ha rivolto un pensiero e qualche dichiarazione alle vittime e ai loro famigliari: «Chiedo scusa a tutti i parenti. Sono sconvolto. Volevo suicidarmi in Tribunale dopo quello che avevo fatto». Tuttavia, le sue parole, non sono bastate ad eludere la massima pena.

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