Ministro Gentiloni sull’attacco ad Ankara: “Evidente il riaccendersi di un conflitto fra Pkk e governo”

Il ministro degli Esteri Gentiloni, sulle pagine de ‘la Repubblica’, in merito alla critica situazione che sta vivendo la Turchia ha sottolineato l’evidente «riaccendersi di un conflitto aperto fra il Pkk e il governo» che «non aiuta una dinamica di stabilizzazione del paese»

Ministro Gentiloni sull'attacco ad Ankara: "Evidente il riaccendersi di un conflitto fra Pkk e governo"

Intervistato da ‘la Repubblica’, il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha parlato del difficile momento che i turchi stanno vivendo in questi giorni dopo l’attacco di Ankara che è costato la vita ad oltre cento persone, ma anche del conflitto israelo-palestinese, secondo cui è sbagliato ritenerlo marginale. «Esprimo il dolore e la solidarietà dell’Italia al governo e al popolo della Turchia, colpita da una strage orrenda a 20 giorni dalle elezioni. Siamo solidali con le vittime che partecipavano a una manifestazione per la pace e la democrazia, contro le violenze terroristiche che dalla strage di Suruc insanguinano il paese». «La Turchia è un nostro alleato, siamo interessati alla sua stabilità e allo svolgimento pacifico delle sue elezioni. E’ evidente che il riaccendersi di un conflitto aperto fra il Pkk e il governo non aiuta una dinamica di stabilizzazione del paese». «La violenza terroristica – ha spiegato il ministro – danneggia tanto il governo quanto le forze di opposizione democratica come l’Hdp di Demirtas promotore della manifestazione. Il primo soggetto che soffre è proprio l’Hdp, che è un partito che poteva dare uno sbocco pacifico alla causa curda».

Sbagliato ritenere marginale il conflitto israelo-palestinese
«Siamo di fronte a una crisi gravissima, che conferma quanto sia sbagliato ritenere marginale il conflitto israelo-palestinese. Gli inviti di Hamas a una nuova intifada sono irresponsabili». «Tutti, a cominciare dal governo israeliano, devono contribuire alla de-escalation. La mancanza di un barlume di speranza nel negoziato crea un clima pericolosissimo. Se sullo storico conflitto israelo-palestinese Daesh riuscisse ad issare la propria bandiera avremmo conseguenze incalcolabili. Nei Territori palestinesi e in tutto il mondo arabo».

Sulla crisi libica: sanzioni contro chi sabota il governo?
«Il successo del Governo di unità nazionale dipende dai libici: noi possiamo aiutarlo ma sono i libici a farlo vivere. I potenziali sabotatori si isolerebbero da una dinamica molto chiara». «Ormai i vari attori internazionali si sono uniti, spingono in una sola direzione. Ci siamo arrivati poco alla volta, ho visto maturare questa solidarietà nelle riunioni dei vari formati, per esempio negli incontri che l’Italia ha avuto con Egitto e Algeria che sono partner decisivi in questa partita».

L’uso dei Tornado in operazioni di attacco in Iraq?
«No, il governo non aveva preso nessuna decisione, e se dovessimo decidere un diverso impegno in Iraq lo decideremmo innanzitutto in Parlamento. Abbiamo in piedi una valutazione, una riflessione sul tipo di strumento militare; se fra qualche mese dovessimo verificare necessità diverse ne discuteremmo concretamente».

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