Morto l’attore Bud Spencer: addio al gigante buono del cinema italiano

L’attore aveva 86 anni ed era ricoverato in un ospedale romano; da qualche tempo non stava più bene. Attivo nel cinema italiano sin dagli anni Sessanta, doveva il suo successo allo spaghetti western “Lo chiamavano Trinità” e agli innumerevoli film in coppia con Terence Hill

Morto l'attore Bud Spencer: addio al gigante buono del cinema italiano

E’ una notizia che tanti, amanti e non del cinema, faticheranno molto a digerire: Bud Spencer, l’intramontabile Trinità e Piedone del grande schermo, ci ha lasciati per sempre. L’attore aveva 86 anni ed era ricoverato in un ospedale romano; da qualche tempo, infatti, non stava più bene e le sue condizioni erano peggiorate. Partito con lo spaghetti-western, gradualmente Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, aveva conquistato la fama con innumerevoli film comici girati in coppia con Terence Hill, nei quali interpretava sempre la parte del gigante buono, burbero e manesco sì, ma solo per difendere i più deboli. Mito di almeno quattro generazioni, Spencer aveva però recitato anche in un thriller inquietante come “Quattro mosche di velluto grigio” di Dario Argento oppure in “Torino nera” di Carlo Lizzani. Ma per tutti resterà sempre Trinità, il cui film è stato persino omaggiato da Tarantino nel finale di “Django Unchained”.

La carriera
Nato a Napoli nel 1929 e cresciuto seguendo la famiglia in molte città italiane ed estere, Spencer inizierà la carriera però nello sport dedicandosi al nuoto, del quale diventerà molto esperto e che gli permetterà anche di gareggiare alle Olimpiadi di Roma del 1960. Al cinema farà una lunghissima gavetta di quasi vent’anni, prima di venire notato per il suo fisico imponente e venire promosso a protagonista con “Dio perdona, io no!” (1967) uno spaghetti western diretto da Giuseppe Colizzi, in cui inizia a fare coppia con Terence Hill. Con questo film, Pedersoli inizierà ad usare il suo pseudonimo unendo la sua passione per la birra Bud a quella per l’attore Spencer Tracy. Nel 1970 arriva la consacrazione per entrambi con il proverbiale “Lo chiamavano Trinità” di E. B. Clucher, uno spaghetti western fondamentale per il cinema italiano perchè si rivelò il punto di passaggio per il genere dal dramma alla commedia picaresca e/o demenziale, l’ultimo atto prima del dissolvimento. Il successo fu sensazionale e i due diventarono la coppia per eccellenza di un cinema scanzonato che guardava agli sganassoni così come un bambino guarda i capitomboli nei cartoni animati (un esempio per tutti, “Altrimenti ci arrabbiamo!”). Ed infatti, Bud diventerà l’idolo dei bambini, il classico omone che tutti vorremmo come amico immaginario da piccoli, gigantesco, forzuto, sempre sorridente e sicuro di sè. Un’altra serie cinematografica di successo fu quella del commissario napoletano Piedone, che è anche una delle poche volte in cui non fu doppiato (il suo doppiatore di fiducia era il bravo Glauco Onorato); per non parlare, poi, dei film sullo sceriffo extraterrestre (primi anni Ottanta), “Lo chiamavano Bulldozer” e il divertentissimo “Bomber”, in compagnia di Jerry Calà e Gegia.

Gli ultimi anni
Nei primi anni Novanta aveva recitato in televisione con la serie “Detective extralarge”, andata in onda con un buon successo tra il 1991 e il 1993, per poi ritirarsi gradualmente vedendo il proprio cinema di riferimento ormai esaurito. Tredici anni fa, aveva recitato nell’interessante pellicola di Ermanno Olmi “Cantando dietro i paraventi”. Nelle ultime interviste aveva spesso espresso la propria amarezza per non essere mai stati, lui e Terence Hill, molto considerati dalla critica cinematografica: «In Italia io e Terence semplicemente non esistiamo – aveva detto – nonostante la grande popolarità che abbiamo sempre avuto, ancora oggi, tra i bambini ed anche i più giovani. Non ci invitano ai festival, non ci hanno mai dato neppure un premio (Bud fu solo insignito, nel 2010, del David di Donatello alla carriera, n.d.r.)».

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