‘Ndrangheta: arrestato il boss Ernesto Fazzalari, super ricercato latitante da 20 anni

Il secondo latitante più ricercato dopo Matteo Messina Denaro, Ernesto Fazzalari si trovava nelle campagne della provincia di Reggio Calabria. All’irruzione dei carabinieri, il boss ha dichiarato le sue generalità e si è fatto arrestare. Renzi: «Arresto importante». Alfano: «Alla giustizia non si sfugge»

'Ndrangheta: arrestato il boss Ernesto Fazzalari, super ricercato latitante da 20 anni

Teste mozzate usate come tiro al bersaglio. Trentadue morti lasciati sull’asfalto in meno di due anni e oltre venti di latitanza. Sono questi i numeri che il latitante Ernesto Fazzalari, arrestato nella notte tra sabato 25 e domenica 26 giugno, si portava dietro fin dagli anni novanta. Il boss, ora 46enne, era nascosto in una villetta assieme alla sua compagna sotto l’Aspromonte, a Molochio, nella frazione di Monte Trepitò, in provincia di Reggio Calabria. Il latitante è stato sorpreso nel cuore della notte e non ha opposto resistenza dopo l’irruzione degli operatori del Gruppo Intervento Speciale, ma si è lasciato ammanettare dopo aver fornito le proprie generalità. I carabinieri del Reparto Operativo del comando provinciale di Reggio Calabria, assieme ai Gis e allo Squadrone Cacciatori Calabria, hanno portato via il secondo latitante più ricercato e pericoloso dopo il super boss Matteo Messina Denaro arrestandolo con un ordine di carcerazione: una condanna all’ergastolo per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, porto e detenzione illegale d’armi e non solo. Durante la perquisizione dell’abitazione, i gendarmi hanno ritrovato una pistola ed altro materiale ritenuto d’interesse che saranno alla base d’ulteriori indagini. Arrestata anche la compagna 41enne per reati di procurata inosservanza di pena, concorso in detenzione d’arma comune da sparo e ricettazione.

Sfuggito due volte all’arresto
Ernesto Fazzalari, era ricercato fin dal giugno 1996 ma la sua carriera mafiosa toccò l’apice tra gli anni ottanta e novanta. Appena 20enne, il boss, ritenuto fino ad ora il culmine della mafia territoriale su Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova, fu al centro della faida Asciutto-Neri-Grimaldi e Fazzalari-Crea-Viola, che arrivò a mietere 32 morti. Il culmine della disumanità ci fu nella settimana di Pasqua del 1991, il Venerdì Santo quando, nella piazza principale di Taurianova, venne ucciso Giuseppe Grimaldi mentre era dal barbiere: l’uomo venne decapitato a colpi di machete, e la testa, con la schiuma da barba ancora in volto, venne usata come tiro al bersaglio in volo dagli assalitori. Uno dei protagonisti di quell’omicidio fu proprio Ernesto Fazzalari, assieme a Marcello Viola e Pasquale Zagari che furono anche autori del tentativo di sterminio del resto della famiglia Grimaldi. Il latitante, nel corso degli anni, era sfuggito due volte alla cattura: una durante l’operazione “Taurus”, nel ’96, l’altra nel 2004 quando i carabinieri, sempre nelle campagne di Molochio, fecero irruzione in un casolare controllato da due pitbull. Nella cucina trovano una botola che portava ad un fortino adibito ad alloggio: impianto d’aerazione, televisore, pc e internet, in più anche qualche bottiglie di Dom Perignon e sigari cubani. Dopo altri 12 anni di ricerca, il boss è stato trovato in un altro casolare poco distante, ma più spoglio.

«Arresto Storico»
L’ “Agi” riprende le parole del procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, durante la conferenza stampa tenuta presso il comando provinciale dei carabinieri, riguardo la cattura del latitante: «L’arresto di Ernesto Fazzalari è un arresto storico, perché erano anni che questo latitante, che costituisce un capo della cosca omonima, era ricercato e mai si era riusciti ad arrivare sulle sue tracce». Il procuratore continua spiegando come la lista dei principali latitanti in Calabria si sia finalmente azzerata: «Non abbiamo quasi più latitanti. I latitanti storici sono stati presi tutti, ora ci tocca individuare quelle latitanze secondarie di personaggi importanti, ma il fatto che in Calabria non ci siano più latitanti è veramente un ulteriore traguardo che è stato raggiunto. Il livello sale sempre di più». Continua il procuratore: «Fazzalari lo abbiamo preso a Taurianova, un luogo in cui le cosche dominano e controllano zolla di terreno per zolla di terreno. Tanto è vero che Fazzalari si riteneva sicuro nel luogo in cui è stato trovato, perché era solo insieme alla compagna, non aveva un guardaspalle, non aveva persone attorno, non aveva nessuno. E perché questo? Perché si riteneva certamente protetto dal territorio. Riteneva che la propria cosca fosse così forte da comunque fargli pervenire un segnale di pericolo. Nessun segnale di pericolo gli era arrivato, e l’attività investigativa che è stata sviluppata è stata così approfondita e così riservata da non dare la benché minima traccia o sospetto in nessuno».

Politici soddisfatti
L’arresto è stato annunciato dallo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano tramite un tweet: «Oggi la Squadra Stato ha messo a segno uno dei suoi gol più belli. La fuga dei criminali ha sempre un termine. Alla giustizia non si sfugge. Sono queste le vittorie che ci confortano e ci sostengono nel cammino difficile, ma possibile, contro il crimine organizzato e sono il premio per un lavoro incessante delle Forze dell’Ordine e dei magistrati, portato avanti con pazienza, determinazione e alta professionalità». Anche il premier Matteo Renzi ha ringraziato: «Preso nella notte dai Carabinieri il boss della Ndrangheta Fazzalari. Grazie a giudici e forze dell’Ordine. Viva l’Italia!». Seguono i commenti soddisfatti del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio che ha voluto esprimere un ringraziamento «agli uomini e alle donne che hanno reso possibile l’arresto di Ernesto Fazzalari», mentre il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno commenta: «È un gran giorno per l’Italia. Vince lo Stato».

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