‘Ndrangheta, preso il boss Alvaro in un bunker del Reggino: latitante dal 2009

L’uomo, Paolo Alvaro di 50 anni, è appartenente all’omonima cosca di Sinopoli molto attiva nel Reggino e sul territorio nazionale; era nascosto in un bunker ricavato all’interno di un capannone vicino a casa sua nel comune di Melicuccà, Piana di Gioia Tauro

'Ndrangheta, preso il boss Alvaro in un bunker del Reggino: latitante dal 2009

I carabinieri, coordinati dalla Dda, hanno tratto in arresto il latitante Paolo Alvaro, 50 anni, appartenente all’omonima cosca di Sinopoli (Rc), nella piana di Gioia Tauro. L’uomo deve scontare una sentenza a 6 anni e 8 mesi di carcere per associazione mafiosa, ricettazione e procurata inosservanza di pena per il parente Carmine Alvaro. Alvaro è stato scovato all’interno di un bunker sito in un capannone nei pressi di casa sua in contrada Saraponnica a Melicuccà, sempre nella Piana. Nel bunker si accedeva tramite una botola scorrevole su binari, ricavata nel pavimento del capannone. La cosca Alvaro è una delle più potenti della ndrangheta reggina, attiva a Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Cosoleto ed altri comuni della Piana di Gioia Tauro, ma con ramificazioni anche a Reggio Calabria, Roma e Torino, in cui ricava ottimi profitti con il controllo delle attività economiche e produttive del territorio. Come raccontato dal tenente colonnello Vincenzo Franzese, Paolo Alvaro continuava a tessere la sue attività malavitose anche nascosto nel bunker, mantenendo tutti i contatti con la sua “galassia” criminale; ha trascorso i sei anni della latitanza all’interno del bunker sito in un gruppo di abitazioni campagnole in cui abitano anche i genitori e i fratelli del latitante, una specie di “comune” raggiungibile da un’unica strada che permetteva di controllare e segnalare qualsiasi movimento sospetto, tanto che c’è voluto lo squadrone speciale “Cacciatori” per poter penetrare nel capannone e arrestare Alvaro.

Quando i carabinieri hanno fatto irruzione, Alvaro non ha opposto resistenza – Paolo Alvaro è figlio di Domenico, 78 anni, inteso “u rizzu”, zio del presunto boss Carmine Alvaro. Paolo deve scontare la condanna anche per aver favorito la latitanza del parente, insieme al padre, fornendogli supporto logistico e portando avanti per lui le attività della cosca; Carmine ha passato infatti la latitanza in una masseria messagli a disposizione dal cugino in contrada Caracciolo di Melicuccà, dove ha continuato a gestire gli affari della loro ndrina. Paolo Alvaro avrebbe svolto anche funzioni di vigilanza per il boss e fatto da tramite fra lui e gli altri affiliati, soprattutto per gestire il riciclaggio di valuta estera. Al momento dell’arresto, Alvaro era disarmato e non ha opposto resistenza, dicendosi sorpreso per la presenza dei carabinieri in quel posto; dentro al bunker sono stati rinvenuti diversi libri e materiale per scrivere, ora al vaglio degli inquirenti.

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