Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenuto al question time alla Camera dei deputati il 30 settembre, ha trattato diversi argomenti, tra cui la crisi economica, le tasse e ma anche la disoccupazione e i tagli alla sanità di cui tanto si è polemizzato negli ultimi mesi. «Nel primo anno e mezzo di governo – ha spiegato il premier – la priorità è stata il salvataggio dell’industria manifatturiera italiana, 43 crisi industriali aperte, un lavoro per passare dal segno meno al segno più, tutti i principali indicatori, della produzione industriale al pil, agli occupati che oggi con i nuovi dati istat vedono un ulteriore incremento di 69.000 unità che arrivano a 325mila agosto 2015. Questa prima fase, quella di portare l’Italia fuori dalle sabbie mobili, è una fase che possiamo definire “missione compiuta”, il passaggio successivo è quello di riuscire a definire e declinare i nuovi paradigmi dell’investimento manifatturiero». «Il governo – ha tenuto a sottolineare – sta lavorando con tutti in sinergia con tutti i ministeri interessati e quello che sta tenendo è un un approccio onnicomprensivo che tenga insieme non soltanto l’industria 4.0, così viene definita, ma la gestione di tutte le partite ad esso collegate: ricerca, sviluppo, innovazione e capitale umano, un piano di banda ultralarga, un intervento sulla nuova imprenditorialità innovativa, le competenze per riuscire finalmente ad applicare l’alternanza scuola lavoro, la canalizzazione di risorse finanziarie, ma insieme a questo il tentativo di portare nelle nostre aziende un percorso di digitalizzazione che non si limiti ad usare i nuovi strumenti informatici ma a definire un nuovo percorso produttivo e un nuovo processo produttivo all’interno delle aziende, e sono certo che ce la faremo».
I tagli alla sanità
«Sui tagli alla sanità praticati dall’esecutivo – ha voluto precisare Renzi – siamo passati da 75 miliardi destinati al fondo sanitario nazionale nel 2002 ai 110 di quest’anno. Non stiamo tagliando sulla sanità, possiamo invece discutere su come impiegare questi denari a partire dagli sprechi e dalle spese e prescrizioni che le stesse associazioni dei medici ritengono eccessive».