Roma, lo stupratore della tassista chiede scusa: “Ero in preda alla droga”

Nel maggio scorso il cameriere Simone Borgese stuprò una tassista, oggi le scuse: «Ero in preda alla droga quando ho abusato di quella donna. È vero sono stato violento, ma ho avuto un’infanzia difficile e sono cresciuto con un padre padrone». L’accusa: «Ammissioni strumentali e arrivate troppo tardi»

Roma, lo stupratore della tassista chiede scusa: "Ero in preda alla droga"

«Ero in preda alla droga quando ho abusato di quella donna». A parlare è Simone Borgese, il cameriere accusato di aver picchiato, violentato e rapinato la tassista che lo stava accompagnando a Piana del Sole, nel maggio del 2015. Il ragazzo ha finalmente ammesso le sue colpe, confessando di aver fatto uso di cocaina quella sera, e ha chiesto scusa alla sua vittima. In aula Borgese ha rivelato che il padre era spesso violento con lui e la madre e che ha avuto un’infanzia abbastanza difficile. Di certo non sono motivazioni valide per quanto commesso, ma il cameriere ha voluto in questo modo spiegare alcune sue scelte, come quella di assumere frequentemente cocaina. «Ero in preda alla droga quando ho abusato di quella donna. È vero sono stato violento. E poi, per ritardare i soccorsi, ho pure tolto alla tassista le chiavi dell’auto, ma non le ho portato via quello che aveva nella borsetta», ha detto davanti ai giudici della V sezione collegiale chiamati a giudicarlo. «A volte non riesco proprio a contenermi – ha aggiunto – perché ho avuto un’infanzia difficile e sono cresciuto con un padre padrone, che alzava spesso le mani in casa. L’ho visto più volte picchiare mia madre. Ma alla tassista chiedo profondamente scusa, spero nel suo perdono. Ho sbagliato. Facevo da tempo uso di cocaina, e anche quel giorno ne avevo abusato. Così sono salito su quel taxi e all’improvviso mi è balenato di compiere quel gesto, della cui gravità mi sono reso conto solo dopo averlo compiuto».

La vittima: «È stato un animale, cattivo e violento»
Secondo l’accusa le ammissioni di Simone Borgese «sono solo strumentali e arrivate troppo tardi». Il ragazzo dopo lo stupro e la fuga è stato rintracciato e arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata, rapina e lesioni, e solo pochi giorni dopo confessò di aver aggredito la donna. Tuttavia ha sempre dichiarato di essere stato colpito da un raptus improvviso, e che non si è trattato quindi di aggressione volontaria. Solo adesso le scuse alla vittima. Ma per la donna sarà impossibile perdonarlo, tantomeno dimenticare. Nell’ultima udienza, tenuta a porte chiuse, aveva raccontato alcuni dettagli di quei drammatici momenti: «È stato un animale, più che violento, aveva un tono della voce crudele. Mi ripeteva: “Non ti faccio niente, fai così e ti mando via. Dai, dai, dai”. Poi mi ha preso a pugni e ha stretto le mani al collo. Mi ha strattonato per i capelli, ha abbassato completamente il sedile e mi ha sferrato un pugno con la mano sinistra. L’ho implorato di non toccarmi, gli ho chiesto di non farmi del male, di avere un po’ di umanità per me. E invece ho temuto il peggio».

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