Scontro treni in Puglia, manomessi i documenti: “Vite dimenticate per interessi”

I documenti, relativi ai movimenti dei due treni scontratisi in Puglia, risulterebbero esser stati manomessi. Intanto, sale a sei il numero degli iscritti nel registro degli indagati, compreso il capotreno sopravvissuto. Rispondono al momento tutti di disastro ferroviario e omicidio plurimo aggravato. Intanto Andria saluta per l’ultima volta le vittime

Scontro treni in Puglia, manomessi i documenti: "Vite dimenticate per interessi"

È giallo sui documenti relativi ai movimenti dei due treni scontratisi in Puglia lo scorso 12 luglio. Quest’ultimi risulterebbero esser stati manomessi. Sul fronte giudiziario, la Procura di Trani alza il livello dell’inchiesta e punta direttamente i vertici di Ferrotramviaria, la società che gestisce le Ferrovie Nord Barese. Sale a sei il numero degli iscritti nel registro degli indagati. Compreso tra loro il capotreno sopravvissuto, Nicola Lorizzo. Sono accusati di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime. «È un atto dovuto anche in conseguenza del fatto che sono morti alcuni dipendenti dell’azienda, in ogni caso siamo pronti a dare tutti i chiarimenti necessari e a fornire la massima collaborazione possibile ai magistrati», ha spiegato l’avvocato della società, Michele Laforgia, dopo aver incontrato i Pm. Intanto la Puglia ha rivolto l’ultimo saluto alle 23 vittime. 5000 persone presenti ai funerali istituzionali per 13 di loro. I parenti delle altre dieci hanno preferito riportare i propri cari nei comuni di residenza o celebrare i funerali in forma privata. Presente anche il Presidente della Repubblica Mattarella che ha assicurato di non dimenticarsi di loro. Vuole garantire risposte chiare, perché una simile tragedia non doveva accadere.

“Vite dimenticate per interessi”
«Vite dimenticate per interessi», così si è espresso nell’omelia il vescovo di Andria, monsignor Luigi Mansi. «Le nostre coscienze sono state addormentate da prassi che ci sembrano normali, ma non lo sono: quelle prassi dell’economia in cui non si pensa alla vita delle persone ma alla convenienza e all’interesse, senza scrupoli e con piccole e grandi inadempienze del proprio dovere, temiamo che per troppi anni e per tante persone queste terre siano state considerate le periferie dell’Italia, quelle periferie alle quali il nostro papa Francesco ha fatto tante volte riferimento», ha proseguito senza alcuno scrupolo. «periamo che si sospenda questo fare e che ci si occupi dei diritti di tutte le persone a cominciare dai più deboli e fragili, a cominciare proprio dalle periferie», ha concluso.

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