Torino: 63enne condannato per stalking, minacciava e insultava coppia gay

La coppia viveva costantemente nel terrore psicologico: minacce e insulti erano all’ordine del giorno da parte di tutto il condominio. Dopo aver lasciato l’attico nel 2014, la coppia ha denunciato il signor Marietta, condannato per stalking a risarcire 5mila euro per parte e a scontare un anno di pena

Torino: 63enne condannato per stalking, minacciava e insultava coppia gay

Non la smetteva d’insultare e minacciare una coppia gay, nonché suoi vicini di casa, così è stato denunciato e ora deve risarcire la coppia di circa 5mila euro di provvisionale, oltre che scontare la pena d’un anno. È quello che è accaduto a Raimondo Marietta, 63 anni, sposato e con figli, ora accusato di stalking nei confronti di una coppia di giovani omosessuali. L’accusato è stato incriminato per aver “infastidito” la coppia per circa un anno, dal 2013 al 2014, con esagerati ingiuri e provocazioni, sebbene la coppia, secondo le dichiarazioni dei due giovani, sembra fosse mal voluta anche dalla maggior parte degli inquilini nel condominio di via Paravia, nel quartiere di San Donato a Torino. «Si tenevano per mano, si abbracciavano e baciavano in pubblico», sono le asserzioni dei condomini su la “Repubblica.it” su come i due ragazzi si scambiassero soventemente effusioni in pubblico; altri inquilini, invece, cercano di sminuire l’evento, evitando d’esprimersi ma mettendo in vendita i propri appartamenti pur d’andar via da quel tumulto. L’unico imputato ad essere portato a processo per la vicenda rimane il 63enne, e, proprio per questo motivo, il pm Cesare Parodi, aveva ipotizzato una condanna di 8 mesi e 50mila euro per i danni morali alla coppia. Ma il giudizio del 18 maggio è stato ribaltato dal giudice monocromatico Alessandra Cecchelli, che ha emesso la sospensione condizionale della pena, di un anno, subordinata al pagamento di una provvisionale di 5mila euro per ciascuna delle due parti civili.

La vicenda
È l’inizio del 2013 quando la coppia in questione si trasferisce nell’attico con terrazzino del palazzo. Da lì il caos: i due giovani hanno dovuto affrontare insulti strillati dai pianerottoli («Sembrate due ragazzine innamorate»); scritte ingiuriose o svastiche nell’ascensore e sui muri; spazzatura nella casetta postale e atti vandalici alla loro auto. Un evento di terribile violenza avvenne, come raccontato da uno dei due partner Carmine Mattia Noto ora 30enne, in presenza della figlia del vicino, all’ora minorenne, in piazza Barcellona, sempre nel torinese: vennero picchiati, lui e il suo ex compagno, da 8 giovani che l’accerchiarono. Carmine Noto, dopo aver rilasciato interviste presso alcuni tabloid, ha spiegato come il breve periodo vissuto nell’attico, sia stato pieno d’angoscia. Per rendere giustizia alle prepotenze subite, in aula viene difeso dall’avvocato Anna Ronfani, che ha spiegato: «E’ una sentenza che risponde alle giuste aspettative delle parti offese. Si tratta di una vicenda non comune dal punto di vista giudiziario». Dopo un anno dall’acquisto dell’immobile e dopo aver fatto installare inferriata e telecamere di sicurezza, i due ragazzi, nel 2014, hanno deciso d’abbandonare l’appartamento per trasferirsi altrove. La coppia, tuttavia, influenzata anche dall’evento, si è separata dopo qualche mese.

Raimondo Marietta si difende
Marietta, dopo la lettura della sentenza, non ha evitato di dire la propria opinione: «Io sono un capro espiatorio, mi sono soltanto difeso. Hanno preso a calci la mia porta e hanno offeso i miei figli su Facebook. È tutta una favola, non posso ancora credere che sia stato possibile accusarmi di queste cose. La mia parola contro la loro, io non sono omofobo, ho anche amici gay. Ciascuno è libero di fare quello che vuole», ha spiegato il 63enne. Il suo avvocato, Luca Cavallo, attende l’appello: «Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi faremo ricorso, abbiamo molti argomenti per farlo, sono scritti nelle carte. Il quadro non è così granitico come è necessario che sia, per prendere una decisione del giudice», ha concluso. Anche il pm Cesare Parodi, che inizialmente aveva chiesto solo 8 mesi per l’imputato, ha detto la sua: «Certamente anche altri hanno creato un clima infame nel condominio, ma è certo che l’imputato, il solo a rispondere dell’accusa, è responsabile, quantomeno a livello concorrente. Non vedo alternative alla condanna». In più ha chiosato: «Le persone non si divertono a installare inferriate e telecamere oppure a presentare querele se non ne ha un preciso bisogno. Se lo fa è perché ha paura. I rapporti tra i due uomini non finirono solo per questo, ma certamente anche per questo. Il problema va di molto oltre l’accettazione degli omosessuali nella società. C’è un riferimento alla sfera della sessualità del tutto gratuito».

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