Torino, fermata banda di giovanissimi: compivano rapine con l’auto della mamma

Tutto avveniva a Grugliasco e dintorni; i carabinieri di Rivoli hanno sgominato una banda di giovanissimi dedita a furti e rapine. Per compiere le loro malefatte gli otto componenti della banda utilizzavano l’auto della madre di uno di loro. Colpivano soprattutto i negozi di telefonia

Torino, fermata banda di giovanissimi: compivano rapine con l'auto della mamma

I carabinieri della compagnia di Rivoli hanno fermato otto giovanissimi rapinatori, 7 italiani e uno straniero, che compivano rapine e furti nell’entroterra torinese, usando all’occorrenza anche l’auto in dotazione alla madre di uno di loro. Gli otto, che compivano le loro razzie in combutta con altri nomadi minorenni, dovranno rispondere di rapina, furti con spaccata e altri reati. I loro obiettivi preferiti erano le tabaccherie e i negozi di telefonia. L’indagine era partita l’estate scorsa a seguito di una rapina avvenuta a Grugliasco (Torino); finora, sono state accertate sei rapine commesse in esercizi commerciali, tre con spaccata ad altrettante tabaccherie, oltre a truffe, spaccio e ricettazioni commessi dalla banda. Per spostarsi e compiere le rapine, i componenti utilizzavano l’auto appartenente alla madre di uno di loro.

La modalità delle rapine
Tra gli arrestati c’è anche un ex dipendente di alcuni negozi di telefonia che forniva ai complici informazioni utili su dove fossero custoditi i cellulari; addirittura, in un caso l’ex dipendente era arrivato a duplicare le chiavi di un negozio di un centro commerciale. I cellulari e gli smartphone rubati venivano poi rivenduti ad un ricettatore extracomunitario che operava assieme al fratello. Ogni colpo poteva far guadagnare fino ai 10-20mila euro; prima di compiere le rapine, il gruppo era solito telefonare al negozio preso di mira per informarsi sulla disponibilità dei telefonini. La modalità delle rapine era sempre la stessa ed ha permesso ai militari di risalire più velocemente ai componenti della banda: di solito, entravano, in due o più, in un negozio all’orario di chiusura quando c’era un solo addetto, di solito una donna, e si facevano consegnare l’incasso e i telefonini. Due minori erano parte integrante del gruppo, che conoscevano già prima di iniziare a compiere i furti.

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