Tumore alla vista: ecco il collirio che ripara parzialmente i danni del glioma

I ricercatori del Policlinico Agostino Gemelli e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma hanno mostrato l’effettiva efficacia di un “collirio”, che ripara in parte i danni alla vista (provocati dal glioma delle vie ottiche) dei pazienti

Tumore alla vista: ecco il collirio che ripara parzialmente i danni del glioma

Il “Glioma” è un tumore del sistema nervoso che prende origini dal tessuto gliale, ha una crescita intracranica che determina una sofferenza di natura compressiva sull’encefalo. I gliomi sono a lento accrescimento, colpiscono elettivamente le vie visive e il chiasma ottico, determinando a lungo termine la cecità dei pazienti per infiltrazione e compressione delle vie nervose da parte delle cellule tumorali. Allo stato attuale non esistono terapie efficaci in grado di contrastare questo devastante esito indotto dalla malattia. Tra i sintomi, oltre quelli dovuti al danno dei nervi cranici, vi sono: la cefalea continua, persistente da più di tre settimane e non risolvibile con analgesici generici; l’amnesia; l’atassia, ovvero la mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari; emiplegia, decifit motorio; afasia, quindi l’incapacità di esprimersi mediante la parola o la scrittura, o di comprendere il significato delle parole, sia dette che scritte da altri; emianopsia, la perdita di metà campo visivo; l’aprassia, l’incapacità di compiere movimenti volontari finalizzato a uno scopo o di comprendere l’uso di oggetti abituali, pur essendo integre sia l’intelligenza e sia la motilità dell’individuo. Uno dei sintomi più frequenti del glioma è l’epilessia, sia con crisi parziali che generalizzate. Il collirio ha come base un fattore di crescita, il Nerve Growth Factor (NGF), scoperto dal rimpianto premio Nobel per la Medicina: Rita Levi Montalcini. Sulla rivista Brain sono stati pubblicati i risultati della sperimentazione clinica condotta dagli Istituti di Neurochirurgia, di Oculistica, di Pediatria e di Radiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con i ricercatori del Centro nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma.

Lo studio clinico è stato condotto su 18 pazienti tra i 2 e 23 anni con gliomi delle vie ottiche e gravi deficit visivi indotto dalla neoplasia; Antonio Chiaretti (Professore aggregato di Pediatria), Benedetto Falsini (Professore associato di Oftalmologia) e Riccardo Riccardi (Professore ordinario di Oncologia Pediatrica della Cattolica) erano a capo della ricerca. «Sulla base di tali dati sperimentali» afferma Antonio Chiaretti «e su altri studi condotti dal nostro gruppo su bambini e adolescenti affetti da lesioni delle vie ottiche, con tale ricerca abbiamo voluto testare l’efficacia e la sicurezza del NGF, somministrato come collirio attraverso la via congiuntivale, in un gruppo di pazienti affetti da gravi deficit visivi indotti dai gliomi ottici». In questo modo NGF penetra direttamente all’interno delle vie ottiche dove può esplicare la sua azione senza determinare alcun effetto collaterale. I pazienti sono stati reclutati nell’arco di 18 mesi. Dieci pazienti sono stati assegnati, in modo casuale, a ricevere per 10 giorni consecutivi 0,5 milligrammi totali di NGF, tramite collirio somministrato per via congiuntivale 3 volte al giorno, mentre 8 pazienti, con la stessa gravità di malattia, hanno ricevuto una sostanza “placebo”, sempre secondo le medesime modalità di somministrazione. Tutti i pazienti sono stati valutati prima e dopo il trattamento. Nel gruppo dei pazienti trattati con NGF si sono evidenziati miglioramenti statisticamente significativi dei parametri elettrofisiologici, quali PEV ed ERG che, viceversa, non sono stati osservati nei pazienti trattati con placebo. Inoltre, il 75% dei pazienti che avevano ricevuto NGF per via congiuntivale hanno mostrato un significativo incremento del campo visivo.

L’impiego del NGF può segnare una svolta
«I nostri risultati pur essendo limitati a un piccolo numero di pazienti e a una specifica patologia, aprono una nuova strada sul possibile impiego terapeutico del NGF nel trattamento dei gravi deficit visivi indotti dai gliomi delle vie ottiche, incoraggiando la ricerca non solo in questo specifico campo di applicazione ma, anche, in altri tipi di lesioni interessanti i meccanismi della visione, quali la retinopatia degenerativa e il glaucoma» afferma il professore Benedetto Falsini. «In tal senso, l’impiego del NGF somministrato per via congiuntivale può segnare una svolta e una possibile speranza per i pazienti affetti da patologie estremamente invalidanti e, allo stato attuale, nei confronti delle quali non è ancora disponibile alcuna terapia efficace. Questo dato, unito alla semplicità e alla facilità di somministrazione del NGF rende la nostra ricerca unica nel mondo e degna di essere applicata in altri tipi di patologie e in gruppi più ampi di pazienti» conclude Riccardo Riccardi.

Il NGF – Il Fattore di crescita nervoso (NGF) è stata la prima neurotrofina scoperta dalla Montalcini. Originariamente il suo ruolo era nello sviluppo e nella sopravvivenza dei neuroni simpatici e colinergici, il NGF si è dimostrato efficace nel promuovere il recupero neuronale e la sopravvivenza dopo lesioni infiammatorie, ischemiche, e traumatiche in un gran numero di modelli sperimentali e clinici. Il NGF esplica la sua azione legandosi a specifici recettori, proteggendo le cellule ganglionari retiniche dall’apoptosi e dalla morte neuronale; stimola anche la sintesi di altri fattori neurotrofici, come il BDNF, e di altre proteine che contribuiscono a mantenere nel tempo l’azione neuroprotettiva svolta sulle cellule danneggiate dal tumore.

Impostazioni privacy