Usa shock, online 200 foto delle torture sui prigionieri nell’era George W. Bush

Il Pentagono è stato costretto a divulgare online 200 foto che mostrano le torture sui prigionieri nelle carceri in Iraq e Afghanistan nell’era Bush figlio. Ma ce ne sarebbero oltre 1.800 forse ancora più atroci cui si ostina a mantenere segrete per evitare di provocare sentimenti anti-americani. La battaglia legale continua

Usa shock, online 200 foto delle torture sui prigionieri nell'era George W. Bush

Una battaglia legale che dura da oltre 10 anni, finalmente terminata con la vittoria della American Civil Liberties Union, l’associazione che ha lottato duramente per ottenere la pubblicazione delle foto delle torture attuate nelle prigioni americane in Medio Oriente nel corso dell’era di George W. Bush. Il Pentagono è stato così costretto a rendere pubbliche circa 200 foto di detenuti vittime di torture e abusi nelle carceri statunitensi in Iraq, Afghanistan, e forse Guantanamo. Forte e felice di questa sperata vittoria, l’associazione ha già riferito di voler continuare la sua battaglia per ottenere la divulgazione di altre 1.800 foto, forse ancora più atroci, dal momento che il Pentagono continua a volerle mantenere segrete a tutti i costi. Il primo a decidere per la concessione di tali immagini è stato il segretario alla Difesa, Ashton Carter, che nel novembre scorso aveva dato il suo consenso per la pubblicazione di 198 foto di detenuti torturati. Prima di lui, Leon Panetta e Robert Gates, si erano rifiutati categoricamente di farlo. Una concessione non sufficiente per l’American Liberties Civil Union, che aveva subito criticato quel rilascio “insufficiente e arbitrario” e attaccato per questo motivo l’amministrazione Obama. Quelli tra l’associazione e Barack Obama non sono mai stati rapporti amichevoli, anzi. Nel 2009 l’attuale presidente statunitense vietò la divulgazione di foto compromettenti riguardanti i prigionieri torturati per evitare di suscitare sentimenti anti-americani. Nei mesi successivi il Congresso approvò il Protected National Security Documents Act, un provvedimento che consentiva la distruzione delle foto in questione qualora il segretario alla Difesa non fosse stato in grado di garantire che l’eventuale pubblicazione delle torture nelle carceri americane nell’era di George W. Bush non rappresentasse alcun pericolo per le loro truppe.

La lotta legale continua
La svolta solo due anni fa, quando grazie ad una sentenza federale il Pentagono è stato praticamente obbligato ad individuare le foto dannose per la sicurezza nazionale, e a motivare, una ad una, le azioni che lo portarono a lanciare l’ordine di tortura nei confronti dei prigionieri. Il giudice affermò che non tutte le foto costituivano realmente un pericolo per gli Stati Uniti, ma la lotta legale continua ancora e l’associazione non molla. Il 19 febbraio ci sarà la prossima udienza, in cui verrà citato il caso di Eric Garner, un afroamericano morto per soffocamento a New York dopo essere stato atterrato con una presa al collo da un poliziotto. Si tratta di un caso molto conosciuto che diede il via a numerose proteste negli Usa in seguito alla diffusione del video sui social media.

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