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Addio a Giorgio Albertazzi: se ne va un grande attore controcorrente e inclassificabile

Si è spento a 92 anni Giorgio Albertazzi, uno degli attori più poliedrici dello spettacolo italiano; artista controcorrente e inclassificabile, ha calcato per più di sessant’anni palcoscenici e set cinematografici, senza mai stancarsi e omaggiando il suo grande amore, Shakespeare

Ci ha lasciati per sempre il grande attore Giorgio Albertazzi; l’artista aveva 92 anni e ne avrebbe compiuti 93 il prossimo 20 agosto. Era in Toscana in casa della moglie, più giovane di 40 anni, Pia de’ Tolomei e la sua ultima apparizione in teatro era stata per un dramma del suo grande amore William Shakespeare, “Il mercante di Venezia”. Nato a Fiesole (Firenze) nel 1923, Albertazzi, in 60 anni e più di carriera, era passato dal teatro al cinema e poi anche in televisione; ma, come diceva lui, era poliedrico essendo anche regista, sceneggiatore e autore teatrale. Il suo esordio nel mondo dello spettacolo era stato proprio in teatro sempre con un’opera di Shakespeare: nel 1949 debuttò infatti al Maggio musicale fiorentino in “Troilo e Cressida”, per la regia di sua Maestà Luchino Visconti. Ma Shakespeare rimase sempre come un’ancora fondamentale nel suo cuore.

Giorgio Albertazzi tra Tv e cinema
Nel 1964, in occasione dei 400 anni della nascita del celebre drammaturgo inglese, Albertazzi debuttò al teatro Old Vic di Londra con “Amleto”, diretto da Franco Zeffirelli, e fu addirittura onorato con una sua foto tuttora esposta nella galleria dei grandi interpreti shakespeariani del Royal National Theatre, unico attore non anglofono. Ma girò anche una trentina di film per il cinema e diversi sceneggiati televisivi di successo. Nella sua vita intensa, però, ci sono state anche delle ombre: molti gli hanno spesso rinfacciato la sua adesione giovanile alla Repubblica di Salò, tanto che fu anche arrestato per collaborazionismo nel dopoguerra prima di venire assolto e scarcerato con la famosa amnistia di Togliatti. Anche se non aveva mai esternato le sue preferenze politiche, proprio per i suoi trascorsi giovanili fu sempre etichettato come un uomo di destra, ma la sua fu comunque un’esistenza fin troppo libera, provocatrice e controcorrente rispetto ai gusti dei diversi pensieri dominanti in cinquant’anni di politica italiana; perchè, come diceva lui, «recitare è agire vedendo se stessi agire e questo dà molto conforto all’attore, ma anche sgomento perchè l’arte è nuda e non fa altro che porre domande alle quali non si sa quasi mai rispondere per bene».

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