Addio all’attore Gabriele Ferzetti, seduttore d’altri tempi del nostro cinema

L’attore aveva compiuto 90 anni lo scorso marzo; interprete eclettico per cinema, teatro e televisione, diventò famoso con le sue partecipazioni ai film di Michelangelo Antonioni, per poi farsi vedere in innumerevoli pellicole e spettacoli teatrali, rifuggendo sempre il gossip

Addio all'attore Gabriele Ferzetti, seduttore d'altri tempi del nostro cinema

Due giorni fa ci ha lasciati uno degli ultimi grandi attori del cinema italiano che fu: Gabriele Ferzetti, celebre attore con Antonioni e diversi registi di fama, si è spento a Roma all’età di 90 anni. Nato nella Capitale il 17 marzo 1925, Ferzetti fu sempre un attore variegato con migliaia di apparizioni in altrettanti film, spettacoli teatrali e sceneggiati tv, dotato di un’indiscutibile fascino misto ad un’eleganza d’altri tempi, grazie ai quali riusciva a far intuire tutte le sfumature e i tormenti dei personaggi che interpretava. Un viso enigmatico da seduttore all’antica, playboy senza quell’edonismo fastidioso tipico di questi anni asettici, era tra gli attori preferiti dal grande regista Michelangelo Antonioni, che lo volle per uno dei suoi capolavori, “L’avventura” del 1960, al fianco di Monica Vitti e Lea Massari. Ma Ferzetti aveva esordito appena ragazzino al cinema, facendo la comparsa a Cinecittà nel 1942 per il film “Via delle cinque lune” di Chiarini, per poi frequentare per due anni l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, abbandonandola successivamente per il teatro universitario. Continuò con il teatro fino ai primi anni Cinquanta, quando debuttò al cinema al fianco di Gina Lollobrigida, e per la regia di Mario Soldati, ne “La provinciale” (1953), suo primo ruolo di rilievo nei panni di un marito tradito; dopo altri film, arrivò anche il suo primo successo di scandalo, “Le avventure di Giacomo Casanova” (1955) di Steno, incappato nelle forbici della censura per via di troppi riferimenti esplicitamente erotici. Due ruoli che lo consacrarono anche all’estero furono nei film “La lunga notte del ’43” (1960), diretto da Florestano Vancini, e “A ciascuno il suo” di Elio Petri.

Recitò anche in molte pellicole di serie B e film commerciali – Ferzettì non si preoccupò mai, fino ad un certo punto ovviamente, della qualità della trama di un film; se il ruolo lo convinceva, lo interpretava senza ripensamenti. Ed ecco che, a partire dagli anni Sessanta, interpretò molti film commerciali o di serie B, rivalutati solo negli ultimi vent’anni, come “Grazie zia” di Salvatore Samperi o “Sette note in nero” di Lucio Fulci, ma impersonò anche un ruolo rimasto impresso nella memoria, quello del magnate paralitico Morton in “C’era una volta il West” di Sergio Leone, un personaggio che dovrebbe essere negativo eppure Ferzetti riuscì a mostrarlo sotto una luce ambigua e persino struggente. Per il suo bell’aspetto, gli furono spesso appiccicate negli anni parti di seduttore, prima giovane ed intraprendente poi maturo che attrae irresistibilmente anche le donne più giovani, ma cercò sempre di dargli l’aspetto di un animo tormentato e non di sciupafemmine. Dagli anni Ottanta in poi, abbandonò gradualmente il cinema per tornare al teatro, ma recitò ancora in grandi coproduzioni internazionali come “Il portiere di notte” di Liliana Cavani, “Nina”, ultimo film diretto dal grande Vincent Minnelli, e “Othello”, diretto da Oliver Parker, al fianco di Lawrence Fishburne e Kenneth Branagh. Ferzetti lascia la figlia Anna, anche lei attrice e compagna di Pierfrancesco Favino, che lo aveva reso recentemente nonno di Lea e Greta.

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