Attentati a Bruxelles, racconto shock: “Ho visto braccia e gambe volare intorno a me”

Il giorno dopo gli attacchi terroristici all’aeroporto Zaventem di Bruxelles parla uno dei sopravvissuti, il 30enne addetto ai bagagli che ha visto arrivare i kamikaze: «Ero a 5 metri da loro, ho sentito uno dei terroristi urlare in arabo e mi sono nascosto sotto al mio banco. Quando ho rialzato la testa ho visto l’inferno»

Attentati a Bruxelles, racconto shock: "Ho visto braccia e gambe volare intorno a me"

«Ho visto l’inferno, ho ancora il sangue sulle mani». A parlare è uno dei sopravvissuti agli attentati di Bruxelles, avvenuti all’aeroporto Zaventem intorno alle 8 del 22 marzo, quando il Terminal A, quello delle partenze, era pieno di passeggeri pronti a mettersi in viaggio per le vacanze pasquali, un viaggio interrotto per sempre a causa di due violente esplosioni, di attacchi kamikaze, responsabili della morte di 34 innocenti e il ferimento di altri 180, nonché del lutto di tutta l’Europa, ancora scossa dalle stragi di Parigi del 13 novembre 2015 e adesso colpita dritta al cuore. E il giorno dopo le esplosioni arrivano i primi racconti shock di alcuni testimoni, ancora terrorizzati da quei momenti di terrore che resteranno sempre impressi nella loro mente. Alphonse Lyoura, un giovane di colore, 30enne, addetto ai bagagli, ha raccontato di aver visto i kamikaze arrivare e di essersi trovato a non più di 5 metri da loro, quando era accanto al banco della American Airlines e della Brussels Airlines. Il ragazzo stava finendo di imballare le ultime valigie quando ha sentito uno dei terroristi urlare qualche frase in arabo, poi una raffica di spari.

«Tantissimi erano senza gambe e braccia»
«La detonazione è stata fortissima, tutti hanno iniziato a correre a destra e a sinistra, mi sono nascosto sotto il mio banco e lì sono rimasto per almeno 5 o 6 minuti terrorizzato», ha raccontato Lyoura. «Quando ho rialzato la testa – ha proseguito – intorno a me ho visto l’inferno. I feriti che urlavano mi chiedevano aiuto e io non sapevo cosa fare. Ho ancora il sangue sulle mani. Tantissimi erano senza braccia e gambe. Amputate, erano volate via. Uno dei feriti aveva le gambe carbonizzate. Ho spostato 5 o 6 corpi per trascinarli ma erano già morti». Marc Decrame, il responsabile del Gasthuisberg University di Lovanio, aveva già confermato che in sala operatoria sono state necessarie diverse amputazioni per i danni provocati dai chiodi contenuti negli ordigni.

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