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Brindisi, pedofilia: sacerdote arrestato per aver abusato di un chierichetto di 8 anni

Nella chiesa di San Giustino de Jacobis, il parroco don Francesco Caramia è stato arrestato con l’accusa di abuso su minore. Il bambino ha raccontato: «Sapevo che fosse qualcosa da grandi». Non è il primo caso di prete pedofilo arrestato in città. Ernesto Caffo: «L’ascolto dei bambini è fondamentale per la lotta alla pedofilia»

Ennesimo caso di pedofilia nel brindisino, questa volta avvenuto nella chiesa di San Giustino de Jacobis, nel rione di Bozzano, dove il parroco don Francesco Caramia, di 42 anni, è stato arrestato con l’accusa di atti sessuali continuati e pluriaggravati su uno dei chierichetti. I fatti risalgono al 2009-2010 quando la vittima d’abusi aveva solo 8 anni: il bambino, come citato su “Repubblica.it”, ha raccontato di fronte a medici e psichiatri gli abusi subiti in sacrestia, oltre alle minacce da parte del sacerdote: «Io capivo che non era una cosa per bambini, mi immaginavo che non era una cosa per bambini, gli dicevo sei grande, per favore, lasciami stare, sono un bimbo. Qualche volta piangevo». Le violenze avvenivano, come spiegato dal ragazzino, «almeno due volte alla settimana» dopo il catechismo. Il parroco cercava di rassicurare il bambino, dicendogli di «stare tranquillo» e che «era per opera di Dio e che quello era solamente amore che voleva ricevere».

Condotto in carcere
La testimonianza della vittima d’abuso, è avvenuta in presenza della nota criminologa Roberta Bruzzone, in veste di perito di parte, incaricata dallo stesso sacerdote. Già dallo scorso dicembre i carabinieri hanno effettuato perquisizioni e sequestri nella stessa chiesa di San Giustino: don Caramia, dopo aver ricevuto dalle forze dell’ordine un avviso di garanzia, ha preferito dimettersi dall’incarico. Tuttavia, le dichiarazioni del bambino, sono bastate al giudice che ha deciso d’emettere, nei confronti del parroco, la misura restrittiva in cella. Il provvedimento è stato firmato dal gip Maurizio Saso, su richiesta del pm Milto De Noza, ed è stato inoltrato dopo aver raccolto l’incidente probatorio della confessione del ragazzo lo scorso 16 febbraio. Don Caramia rimane l’unico sacerdote incriminato per abusi su minori, ad esser stato incarcerato: altri ecclesiastici accusati, hanno ottenuto gli arresti domiciliari.

Altri casi d’abuso
Difatti, il caso del parroco della chiesa di San Giustino, non è l’unico episodio di prete pedofilo nel brindisino: prima di Caramia, era finito in manette un 67enne, don Franco Legrottaglie, condannato a quattro anni con l’aggravante della recidiva per reati commessi nei confronti di due ragazzini. Un caso particolare fu anche quello di don Giampiero Peschiulli, parroco della chiesa Santa Lucia, reso noto anche da un servizio trasmesso dalla trasmissione televisiva “Le Iene” nel 2014: durante il servizio mandato in onda, il prete cercava di assoggettare i ragazzi (giovanissimi attori inviati speciali appositamente ingaggiati) facendoli oggetto d’attenzioni particolari. Dopo la trasmissione due ragazzi di 14 anni trovarono il coraggio di denunciare le molestie subite: il prete finì ai domiciliari, dal maggio 2015, fu mandato in una comunità di recupero per religiosi e venne sospeso dalla Curia. Don Peschiulli è stato condannato lo scorso gennaio a 3 anni e 8 mesi. Attualmente anche un quarto prete, di cui non si conosce ancora il nome, è indagato con le stesse ipotesi accusatoria.

«Pedofilia fenomeno troppo diffuso»
È Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e professore di Neuropsichiatria Infantile, a commentare la recente vicenda: «La pedofilia è un fenomeno ancora troppo diffuso nel nostro Paese e casi come quello nel Brindisino ne rappresentano una drammatica conferma. La condanna e lo sdegno del momento non bastano: occorrono azioni concrete, basate innanzitutto su un attento studio del fenomeno e su una stretta collaborazione tra terzo settore, servizi del territorio e Istituzioni. Per questo è necessario che l’Italia definisca immediatamente un piano d’azione per il contrasto della pedofilia, affinché la prevenzione e la cura delle conseguenze psicologiche sulle vittime siano davvero possibili». Anche la figura del pediatra, sottolinea il presidente, è di estrema importanza nel contrasto d’abusi e violenze su minori: «L’ascolto dei bambini è fondamentale per la lotta alla pedofilia. Solo con l’ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi simili. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c’è rispetto delle vite umane».

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