Cairo, caso Regeni: due arrestati subito rilasciati. Ancora troppi lati oscuri

Rientrata, a Roma, la Salma del ragazzo friulano, Giulio Regeni. Disposta una nuova autopsia all’istituto di medicina legale La Sapienza. Due persone arrestate ma subito rilasciate. La verità è ancora molto lontana

Cairo, caso Regeni: due arrestati subito rilasciati. Ancora troppi lati oscuri

È rientrata, a Roma, la salma di Giulio Regeni, lo studente italiano, ritrovato morto al Cairo pochi giorni fa. Il suo corpo, ormai senza vita, presentava segni di violenza. Contusioni su tutto il corpo, bruciature, un pezzo d’orecchio mancante, tracce di sevizie, un’emorragia interna e una frattura del cranio. Sarà disposta una nuova autopsia all’istituto di medicina legale La Sapienza. Sono tanti i punti oscuri nella vicenda. Si cercano di ricostruire gli ultimi giorni di vita di Regeni, con le poche fonti a disposizione e con le testimonianze di chi l’ha visto nelle ore che hanno preceduto la scomparsa. Ma la verità è tanto lontana. Tante ipotesi ma poche certezze. Giulio esce la sera del 25 gennaio, quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, dalla sua casa nel quartiere di Dokki, e va a prendere la metro di Mohooth. Poco prima invia un sms con cui si dà appuntamento con un amico alla fermata di Mohamed Naguib. Ma dall’amico non arriverà mai. Il suo corpo verrà ritrovato dopo diversi giorni, in un fosso, in una zona periferica del Cairo. Il team di investigatori italiani che seguirà con le autorità egiziane le indagini sulla morte del giovane friulano è arrivato al Cairo.

Due le persone arrestate ma subito rilasciate
Due persone arrestate ma subito rilasciare: chi sta lavorando al caso, è sempre più convinto che il movente vada cercato nel suo lavoro e nella sua presenza al Cairo. «Giulio aveva chiesto contatti di attivisti del diritto del lavoro», così afferma l’amico che lo aspettava la sera dello scorso 25 gennaio. Lo studente voleva intervistarli, ma aveva dichiarato che non l’avrebbe fatto prima del 25 gennaio. Promessa che potrebbe non aver rispettato visto che il 14 gennaio, 11 giorni prima della scomparsa, sul sito ‘Nena News’ esce sotto pseudonimo lo stesso articolo pubblicato da ‘Il Manifesto’ a firma di Giulio Regeni. «In un contesto autoritario e repressivo come quello dell’Egitto dell’ex-generale al-Sisi, il semplice fatto che vi siano iniziative popolari e spontanee che rompono il muro della paura rappresenta di per sé una spinta importante per il cambiamento», queste le parole espresse nell’articolo. Secondo alcune fonti, Regeni, sarebbe stato arruolato e avrebbe utilizzato la sua copertura per mettersi in contatto con organizzazioni anti Al Sisi. Così facendo, sarebbe finito sotto l’occhio degli 007 egiziani e sarebbe stato arrestato proprio il 25 gennaio. «Inqualificabili falsità e strumentalizzazioni», hanno dichiarato i servizi italiani.

Coordinamento tra le autorità italiane ed egiziane
Massima coordinazione tra le autorità italiane presenti al Cairo e le autorità egiziane. «I contatti egitto-italiani di alto livello avuti per svelare i moventi dell’omicidio di Giulio Regeni riflettono la profondità e il carattere privilegiato dei rapporti fra i due paesi e la loro volontà di apprendere le ragioni di questo atto e il suo autore», ha affermato il portavoce ufficiale del ministero degli Affari Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid. «Confermiamo la preoccupazione delle due parti di scoprire le circostanze di questa vicenda partendo dalla cooperazione e dalla fiducia reciproca, nonché dalla necessità di non dare un’occasione a qualsiasi parte che vuole nuocere alle eccellentissime relazioni italo-egiziane e cerca di sfruttare questi eventi per suscitare false impressioni che non si basano su alcuna realtà, al fine di ottenere vantaggi ben noti a tutti», ha proseguito. «È importante non dare a certi nemici l’opportunità di strumentalizzare la morte del giovane e minare così i rapporti stabili e eccellenti fra i nostri Paesi», ha affermato l’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy. «Ribadisco che le indagini saranno svolte con la massima trasparenza e collaborazione, in quanto la morte dello studente rappresenta un evento che ha colpito le istituzioni e l’opinione pubblica italiane», ha proseguito. «Tramite la nostra collaborazione identificheremo i responsabili che hanno commesso questo reato feroce e che saranno puniti in conformità alla legge», conclude.

Un solo obiettivo: la verità
«Noi abbiamo un solo obiettivo: la verità. Stanno partendo squadre di investigatori italiani per collaborare con la polizia egiziana e sono convinto che al Sisi non si sottrarrà alla collaborazione e che i buoni rapporti con l’Egitto siano un fluidificante che aiutino nella ricerca della verità», ha affermato Angelino Alfano. «Tutte le procedure saranno attivate perché la giustizia sia severa con i responsabili», ha proseguito.

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