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Caivano, rivelazioni shock: “Qui i pedofili si giocano i bambini a carte”

Nuovi raccapriccianti dettagli sulla rete di pedofili di Caivano: «Giocavano a scopa e promettevano in pegno una fidanzatina o un fidanzatino». Intanto Raimondo Caputo, in carcere per aver stuprato e gettato dall’ottavo piano la piccola Fortuna Loffredo, continua a difendersi: «Non l’ho uccisa, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali»

«Gli orchi della zona si giocavano i bambini a carte. Giocavano a scopa e promettevano in pegno una fidanzatina o un fidanzatino». Sono i nuovi raccapriccianti dettagli che emergono sulla rete di pedofili che agiva al Parco Verde di Caivano, a Napoli, dove nel giugno 2014 ha perso la vita Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni stuprata e spinta dall’ottavo piano del palazzo in cui abitava Raimondo Caputo, 43 anni, in carcere per violenza sessuale dal novembre scorso. Accusato anche di abusi nei confronti della figlioletta della compagna, oggi 11 anni, testimone della violenza su Fortuna, Caputo continua a difendersi dalle accuse: «Non ho ucciso Fortuna, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali». Ma per gli inquirenti la testimonianza della più piccola delle sue tre figliastre, che ha confessato tutto all’assistente sociale che si occupa del suo recupero psicologico, «è assolutamente illuminante e inoppugnabile». «Lui voleva violentarla, ma Chicca non voleva e gli tirava i calci. Allora lui l’ha presa in braccio e l’ha buttata giù. Era presente anche mia madre che poi mi ha detto che dovevo tenere il segreto», ha testimoniato la piccola, vittima anche lei, insieme ad un’altra sorella, degli abusi di Caputo.

«Era sdraiato su di lei, lei gli dava calci e lui l’ha buttata giù»
Nel Parco Verde di Caivano regnava l’omertà: molti sapevano e non dicevano nulla, così come sapeva la compagna di Caputo, adesso agli arresti domiciliari per essere stata in silenzio, quel silenzio rotto invece da chi le violenze le ha subìte e ha così evitato altre vittime. La piccola ha raccontato quanto subìto, gli ultimi momenti di vita della sua amichetta Fortuna, il tentativo di tenere tutto segreto, e i raccapriccianti particolari dello scempio, così come la reazione della vittima prima del tragico volo dall’ottavo piano: «Mia mamma stava nella cucina. Io stavo lavando per terra. Poi Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: ‘vuoi giocare?’; ho detto io: ‘aspetta, sto lavando per terra’. Si è seduta sul divano e ha detto: ‘a me mi fanno male le scarpe’». Fortuna è quindi andata a cambiarsi le scarpe, seguita da Caputo. Dopo aver finito di lavare a terra la piccola avrebbe chiesto alla mamma di accompagnarla a prendere Chicca per giocare, senza sapere che la scena a cui stava per assistere l’avrebbe segnata per sempre: Raimondo Caputo stava violentando Chicca, all’ottavo piano. «Lui era sdraiato su di lei, le si buttava addosso, Chicca gli dava i calci. Poi lui l’ha presa in braccio e l’ha buttata giù», ha raccontato la piccola. Anche la madre era presente, ma le ha chiesto di mantenere il segreto.

Pedofilia e omertà a Caivano
Il padre della vittima, Pietro Loffredo, non si dà pace: «É una bestia che forse non ha neanche capito quello che ha fatto: in un altro Paese lo condannavano a morte». Ma secondo Il Giornale, Caputo non è l’unico orco della zona, anzi la rete di pedofili al Parco Verde di Caivano sembra molto ampia. Adesso resta da capire il ruolo dei genitori delle vittime, alcuni distratti, alcuni omertosi, e altri persino complici di tanto orrore.

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