Sono sette i cuccioli nati tramite fecondazione in vitro. Il processo oltre a tutelare le specie a rischio estinzione, come il licaone, il panda o la tigre bianca, è importante per lo studio delle malattie ereditarie dell’uomo. Il professor Travis: «Invece di curare le malattie possiamo prevenirle»
Per la prima volta al mondo è nata la prima cucciolata di cani in provetta: cinque beagle e due incroci tra beagle e cocker spaniel, nati tramite fecondazione in vitro. L’esperimento, pubblicato sulla rivista Plos One, è stato condotto negli Stati Uniti, presso l’istituto Baker per la salute animale della Cornell University. Un lavoro che ha permesso ai ricercatori di ottenere 19 embrioni e trasferirli nell’utero di una madre surrogata, che ha fatto quindi da ‘ospite’ e dato alla luce i 7 cuccioli. Questo processo non solo apre finalmente la strada alla tutela delle specie a rischio di estinzione, ma è anche importante per lo studio delle malattie genetiche ed ereditarie nell’uomo. In che modo? Grazie ai disturbi ereditari che i canidi hanno in comune con la razza umana, che sono circa 350, ovvero più del doppio rispetto a tutte le altre specie e che potranno aiutare i ricercatori ad individuare e tentare di trovare una cura per determinate malattie genetiche. «E’ dalla metà degli anni Settanta che si tentava di farlo, ma senza successo», ha spiegato Alex Travis, professore associato di Biologia riproduttiva presso il Baker Institute for Animal Health del Cornell’s College of Veterinary Medicine. Dopo anni e anni di studi solo nel 2012 il primo successo, quando il laboratorio del professore ha permesso la nascita di Klodike, il primo cucciolo di cane a nascere da un embrione congelato. Grazie a questa tecnica si potrà evitare l’estinzione di alcuni animali, come ad esempio il licaone, canide che vive nell’Africa sub-sahariana, il panda o la tigre bianca. «Inoltre in questo modo invece di curare eventuali malattie ereditarie possiamo contribuire direttamente ad impedire che si manifestino», ha ribadito Travis.
Essenziale per la fecondazione l’aggiunta del magnesio – I ricercatori della Cornell University nella prima fase del loro lavoro hanno raccolto ovociti adulti dalla cagnolina femmina e hanno studiato il ‘ciclo’ dell’animale prelevando le cellule nella giusta fase di maturazione. Nella seconda fase hanno trattato lo sperma maschile riproducendo quello che accade in natura nel canale riproduttivo della femmina, scoprendo quanto sia essenziale l’aggiunta del magnesio per raggiungere un tasso di successo per la fecondazione dell’80-90%. Terza e ultima fase quella del congelamento degli embrioni che permette di trasferirli al momento giusto del ciclo riproduttivo della madre, che nel caso dei cani si verifica solo una o due volte l’anno.
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