Caso Regeni, commissione Egitto rifiuta condivisione di video e tabulati con l’Italia

La procura romana aveva chiesto all’Egitto alcuni atti delle indagini riguardanti la morte dello studente friulano. La Commissione parlamentare trilaterale egiziana era stata organizzata proprio per trovare un accordo tra il governo italiano e quello egiziano riguardante le indagini. La Commissione ha rifiutato le richieste spiegando: «Vanno contro la legislazione egiziana»

Caso Regeni, commissione Egitto rifiuta condivisione di video e tabulati con l'Italia

Negate allo Stato italiano le istanze di condivisione degli atti delle indagini sulla morte di Giulio Regeni, richieste effettuate nei mesi scorsi dalla procura di Roma. Le richieste sono state considerate “incostituzionali”. È quello che è stato dichiarato dalla Commissione parlamentare trilaterale egiziana sul caso dello studente friulano, scomparso lo scorso 25 gennaio e ritrovato morto il 3 febbraio con addosso segni di violenza. La notizia di diniego delle istanze è stata riferita all’”Ansa” dal deputato Tarek al Kholi, segretario della commissione Esteri della Camera egiziana: il parlamentare ha voluto spiegare il rifiuto sottolineando come la condivisione con gli inquirenti italiani di tali informazioni andrebbero contro la legislazione egiziana. Tuttavia, l’intermediazione italo-egiziana per la condivisione degli atti delle indagini, è una storia che seguita già da diversi mesi: lo scorso 14 marzo, il procuratore Giuseppe Pignatone assieme al sostituto Colaiocco, si recarono al Cairo per uno scambio d’informazioni con le autorità locali. In seguito, nel mese d’aprile, un gruppo d’inquirenti egiziani è stata accolta a Roma dallo stesso procuratore, dagli investigatori dello Sco della Polizia e del Ros dei carabinieri, per effettuare un punto sulla situazione ma, anche in questo caso, la trattativa era fallita.

Al-Sisi: «Relazioni forti tra Cairo e Roma»
Nel corso dei mesi, tuttavia, il procuratore ha assunto un tono dubbioso sulla possibilità di giungere ad una cooperazione e risoluzione del caso, perciò era stato rimandato alla decisione di questa Commissione parlamentare trivalente, costituita appositamente. Le istanze del procuratore Giuseppe Pignatone richiedevano tabulati telefonici; immagini di alcune telecamere a circuito chiuso della metropolitana e negozi del quartiere nel quale Giulio viveva, e all’estradizione di tre persone coinvolte nel caso. La sentenza, arrivata dopo una difficoltosa intermediazione tra gli inquirenti italiani ed egiziani, non è stata apprezzata dalla procura di Roma che da sempre spera in una collaborazione con lo Stato egiziano, promessa anche dallo stesso presidente Abd al-Fattah al-Sisi. Lo stesso in passato, parlando proprio del caso Regeni, ha specificato come le relazioni del Cairo con Roma fossero «forti e uniche». Si attendono, ora, ulteriori svolgimenti.

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