Cinema: il regista visionario David Lynch ha raggiunto il traguardo dei 70 anni

Ieri il celebre regista di “The Elephant man” e “Mulholland drive” ha compiuto 70 anni; ripercorriamo la carriera di uno dei più eccentrici e geniali autori del cinema mondiale, tra i pochissimi a riuscire a dare un volto filmico all’inconscio

Cinema: il regista visionario David Lynch ha raggiunto il traguardo dei 70 anni

Un tempo, se si pronunciava la parola “regista eccentrico e visionario”, immediatamente tutti pensavano al faccione e alla folta barba di Stanley Kubrick; ma il grande regista di “Arancia meccanica” ci ha lasciati ormai da anni, quindi il titolo resiste ora nelle mani di David Lynch. Ieri il celebre regista, ispiratore della serie “Twin Peaks”, ha compiuto 70 anni. Ripercorriamo una carriera che ha forgiato persino un aggettivo, “lynchiano”, usato spesso quando si vogliono indicare, in un film, atmosfere belle ed inquietanti a cavallo tra realtà e sogno, ed anzi Lynch è stato tra i pochissimi cineasti ad essere riuscito a visualizzare l’inconscio sul grande schermo. Il suo primo film, dopo alcuni corti, fu “Eraserhead – La mente che cancella” del 1977, un film stranissimo e impossibile da raccontare, girato in uno splendido bianco e nero disturbante; già in questo film vi sono elementi chiave che saranno tipici dello stile di Lynch, come le immagini che sembrano una cosa e ne contengono invece un’altra, un’atmosfera sospesa tra innocenza e angoscia e un uso iperrealistico del suono, senza che tutto questo vada a scapito dell’immedesimazione dello spettatore, caso più unico che raro in un film.

Da “The Elephant man” fino a “Inland Empire” passando per “Twin Peaks” – Nel 1980, prodotto da Mel Brooks, Lynch dirige il bellissimo “The Elephant man”, basato sulla vera storia del vittoriano John Merrick, che commuove e accompagna lo spettatore nell’angoscia di un uomo deforme che ha paura della propria immagine. Il film non ha grandi guizzi autoriali, anche se è comunque un capolavoro, ma ogni tanto Lynch riesce ad infilarci alcune sequenze disturbanti, come gli incubi di Merrick e lo struggente finale. “Dune” del 1984 rimane invece l’unica grande produzione in cui si sia cimentato Lynch, che infatti non ripeterà mai più l’esperienza; la pellicola doveva essere una specie di nuova trilogia fantascientifica sulla falsariga di “Guerre Stellari”, ma l’ambizione del regista e il suo tentativo di farne un film fin troppo personale hanno prodotto un’opera oggi considerata assurda, per giunta montata senza il consenso finale di Lynch. Ma il buon David si riscatterà nel 1986 con “Velluto Blu”, presentato a Venezia, storia di una cittadina di provincia che scopre l’orrore e la violenza, che anticipa molti temi presenti poi in “Twin Peaks”. E proprio con lo sceneggiato uscito nel 1990, di cui nel 2017 ci sarà l’attesissima terza stagione, Lynch si farà conoscere definitivamente da tutto il mondo, con questo universo lindo e pulito solo in apparenza che gradualmente scoperchia un vaso di Pandora composto da incesti e traffici di droga. Nel 1996, Lynch compie una notevole svolta registica con il criptico “Strade perdute”, primo film di una trilogia psicotica che comprende anche “Mulholland Drive” e “Inland Empire”, una pellicola che a suo tempo non fu compresa ma che proprio grazie ai due film successivi è stata poi decodificata ed infine capita appieno. Come è successo d’altronde con lo stesso “Mulholland Drive”, un sogno filmato esattamente come sono le sequenze oniriche, di grande fascino e che riflette anche sul mondo del cinema.

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