Cuffaro torna libero: la parabola di “Totò vasa vasa” da governatore a detenuto

Nel giorno di Santa Lucia, Salvatore Cuffaro uscirà dal carcere di Rebibbia dopo quattro anni e undici mesi di condanna per favoreggiamento a Cosa Nostra. Una volta libero, non potrà però assumere incarichi pubblici

Cuffaro torna libero: la parabola di "Totò vasa vasa" da governatore a detenuto

Dopo quattro anni e undici mesi scontati in carcere, l’ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro torna ad essere un uomo libero; condannato a sette anni per favoreggiamento a Cosa Nostra, tra indulto e buona condotta è uscito prima dall’istituto di pena romano di Rebibbia. Adesso, l’ex presidente della Regione Siciliana ed ex esponente dell’Udc può guardare a una nuova vita, ma senza poter più assumere incarichi pubblici, dato che è stato interdetto in perpetuo. E forse nemmeno gli interessa più avere un ruolo in politica: in una lettera spedita al governatore siciliano Rosario Crocetta, Cuffaro ha addirittura parlato di un suo prossimo viaggio in Burundi dove vorrebbe prestare servizio come volontario: «Ho già preso contatto e andrò in Burundi a fare il medico volontario presso l’ospedale Cimbaye Sicilia, il nosocomio che, quando ero io presidente, la Regione Siciliana ha finanziato con i soldi del Fondo della Solidarietà». Ex medico, sposato con due figli, Cuffaro è stato governatore della Sicilia dal 2001 al 2008; soprannominato “Totò vasa vasa” (cioè, bacia bacia in siciliano) per via di quella sua abitudine di baciare tutti sulle guance, è passato alla storia anche per la cosiddetta “festa dei cannoli”, avvenuta nel 2008. In quell’occasione, Cuffaro, pare, festeggiò, offrendo un cospicuo numero di cannoli, il verdetto dei giudici che lo proscioglieva dall’accusa di aver aiutato la mafia; poi fu condannato in primo grado a cinque anni per favoreggiamento semplice. L’ex governatore ha comunque negato di aver mai festeggiato la sentenza. Nel 2010 fu condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato nel processo “talpe alla Dda”.

La condanna in Cassazione e la detenzione
Cuffaro fu poi condannato definitivamente dalla Cassazione il 22 gennaio 2011; si costituì spontaneamente a Rebibbia. Ai cronisti presenti alle porte del carcere disse: «Sono un uomo delle istituzioni e ho rispetto per la magistratura, affronterò la pena com’è giusto che sia». In carcere ha anche scritto due libri, “Il candore delle cornacchie” e “Le carezze della nenia”.

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