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Cuneo, picchia il fidanzato extracomunitario del figlio: arrestati padre e complice

Professionista di Alba scopre la relazione omosessuale del figlio e organizza un pestaggio assieme ad un complice, ad una stazione di servizio. Pestati in tre, tra cui un ragazzo estraneo ai fatti. Inizialmente, i carabinieri, sospettavano di una tentata rapina, le indagini hanno rivelato la vera vicenda

Non si trattava di una rapina finita male, ma del comportamento di un padre sconvolto alla notizia di una relazione omosessuale del figlio. La vicenda si è svolta nella provincia di Cuneo, tra Alba e Benevello, cittadine distanti tra loro 15 chilometri. L’uomo, un professionista di spicco della cittadina di Alba, ha voluto agire accecato dalla rabbia per “reprimere la storia” tra il figlio, appena diciottenne, con un extracomunitario dell’astigiano. Con l’aiuto di un complice, un artigiano della stessa cittadina, l’uomo ha organizzato un violento pestaggio. È il 16 maggio quando, i due punitori, sapendo che i due ragazzi si sarebbero incontrati nei pressi della stazione di servizio Erg di Benevello, si sono appostati anticipando il figlio e, non conoscendo il viso del marocchino, hanno agito a tentoni ma guidati dalla rabbia: i due hanno per prima frantumato il parabrezza di due auto parcheggiate; poi hanno picchiato un ragazzo extracomunitario, da solo in auto, e altre due persone, in un’altra auto, prima minacciate con un’arma da fuoco. Il primo ragazzo non c’entrava nulla, il secondo era il ragazzo del figlio accompagnato da un amico italiano. Con l’attenuarsi della loro rabbia, i due punitori, coperti in volto, si sono dati alla fuga. Sul posto sono prontamente arrivate le forze dell’ordine e l’ambulanza.

Le prime ipotesi: tentata rapina
I giovani, immediatamente soccorsi, sono stati medicati e portati al Pronto soccorso cittadino: il ragazzo italiano ha avuto 90 giorni di prognosi, per il marocchino solo 20. Le indagini dei carabinieri di Cortemilia sono iniziate quasi subito e sono durate circa due settimane. All’inizio, l’ipotesi più plausibile, era di un tentativo di rapina finita male ma, tramite le telecamere di sorveglianza della stazione di servizio, le testimonianze dei tre feriti e le dovute verifiche sul caso, si è riusciti ad arrivare ai veri colpevoli della vicenda: il professionista e l’artigiano suo complice. Il mandante del raid, nonché stesso punitore, è stato interrogato, ma davanti ai gendarmi non ha ammesso la sua colpevolezza. La denuncia nei confronti dei due improvvisati punitori è di concorso in lesioni personali aggravate, violenza privata e minacce aggravate, oltre che danneggiamento. Inoltre, le forze dell’ordine, hanno provveduto al ritiro delle armi dei colpevoli, che erano regolarmente detenute.

«Chiediamo una legge contro l’omotransfobia»
«Un episodio di gravità inaudita, un allarme che deve essere affrontato con urgenza dal Parlamento», sono le prime dichiarazioni di Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, come citato da “Repubblica.it”. «La vicenda accende ancora una volta i riflettori sull’omotransfobia del nostro Paese e sul livello di legittimazione sociale e culturale su cui questo fenomeno può contare. Questi sono gli episodi per fronteggiare i quali chiediamo una legge contro l’omotransfobia che punisca con severità atti di questo tipo che non possono essere incasellati solo come aggressioni e violenza privata, ma che devono essere trattati per quello che sono, cioè crimini d’odio. Servono perciò specifiche aggravanti, le stesse che chiediamo da anni, invano, alla politica. L’assenza di queste aggravanti contribuisce a derubricare come meno gravi le aggressioni a sfondo omotransfobico, creando un ignobile senso di tolleranza e legittimazione culturale rispetto a queste violenze». Infine il segretario conclude: «Fanno le spese giovani ragazze e ragazzi, la cui unica colpa è di voler vivere liberamente i propri affetti».

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