L’attentato è avvenuto vicino al Sayyidah Zainab Shrine, a sud della capitale di Damasco, in Siria. In una prima ricostruzione, da parte dell’agenzia di Stato Sana, i terroristi hanno fatto esplodere il primo ordigno vicino alla stazione degli autobus. Una volta che i passanti e le squadre di soccorso si sono precipitate a prestare i primi aiuti, i rivendicatori dell’Isis si sono fatti esplodere, causando oltre 50 morti e 110 feriti. Il mausoleo moschea è il luogo di sepoltura della nipote del profeta Maometto ed è meta di pellegrinaggio per gli sciiti, non solo siriani. È stato già protagonista per ben due volte, nel febbraio 2015, di attentati kamikaze. Quattro persone morirono in due attacchi suicidi e altre 13 rimasero ferite vicino ad un check-point nello stesso quartiere. Solo qualche giorno dopo un’esplosione su un bus, sul quale viaggiavano pellegrini sciiti diretti al mausoleo di Sayyida Zeinab, provocò 9 morti. «Non accetteremo mai la rimozione di due gruppi di combattenti islamici dalla lista delle organizzazioni terroristiche bandite dai colloqui sulla Siria in corso a Ginevra», lo ha annunciato il ministro dell’informazione siriano Omar el Zoubi. Ahrar al-Sham, uomini liberi della Grande Siria, gruppo armato siriano che raduna varie formazioni minori d’impronta ideologica islamista, salafita e l’esercito dell’Islam, hanno dato il loro consenso a partecipare ai colloqui sotto protezione dell’Onu.
Ahrar al Sham ha nominato come suo negoziatore Mohammed Alloush dell’Esercito dell’Islam – Ahrar al Sham non fa parte della delegazione mandata a Ginevra, ma ha nominato come suo negoziatore Mohammed Alloush dell’Esercito dell’Islam. Il regime di Damasco e di Mosca non sono d’accordo.