Gran Bretagna shock: a 3 anni vuole cambiare sesso, i genitori accettano la decisione

Il bambino di soli tre anni ammette di non sentirsi a suo agio nel corpo di un maschietto. La sua patologia ha costretto i genitori a prendere la difficile e folle decisione di fargli cambiare sesso

Gran Bretagna shock: a 3 anni vuole cambiare sesso, i genitori accettano la decisione

Daniel McFayden oggi ha 6 anni ma a 3 aveva già deciso di diventare una femminuccia. La vicenda si è svolta a Strathspey, in Scozia. Tre anni fa la madre di Daniel, Kerry McFadyen attualmente di 32 anni, trovò suo figlio Daniel in bagno intento a tagliarsi il pene con le forbici. I genitori l’hanno ovviamente interrotto ma straniti dal vedere che il figlio si accingeva più volte a ripetere l’azione, hanno chiesto al bambino il motivo per cui lo facesse. Lui ha risposto dicendo che in questo modo avrebbe potuto diventare una femminuccia. Così, la mamma e il papà di Daniel, hanno deciso di portarlo dagli psicologi che, nel giro di due anni o poco più, hanno diagnosticato in lui una disforia di genere: una vera e propria patologia che viene oggi considerata nella cultura gender come una libera scelta. In linea riassuntiva è l’idea di sentirsi appartenente ad un’altra sessualità che non è quella che ci è stata donata dalla natura. La cura prevede una forte dose di ormoni per poter cercare di arginare la patologia e può essere dannosa soprattutto per un fisico in pieno sviluppo e non ancora formato come quello di un bambino. La decisione spetta solo al soggetto o in questo caso ai suoi tutori. Appurato che Daniel, nonostante l’intelligenza fuori dal comune, fosse troppo piccolo per poter maturare una decisione simile, i genitori hanno deciso dunque di far diventare Daniel una bambina di nome Danni, rendendolo una piccola star in quanto il più giovane transgender d’Europa.

«Lui ha la testa di una femmina» ma solo a 18 anni potrà fare l’operazione – La mamma e il papà di Daniel sono stati intervistati anche dai media locali e non hanno avuto problemi a raccontare la vicenda: «Come abbiamo spiegato anche ai nostri altri quattro figli, Danni non si sentiva a suo agio nel corpo di un bambino. Daniel, nonostante abbia 2 fratelli, ha sempre giocato con le sue sorelle piuttosto che con loro. Questo perché il nostro piccolo ha la ‘testa di una femmina’» ha dichiarato la madre. Anche Daniel stesso, nonostante la sua giovane età, ammette di amare molto di più giocare con le bambole e passare il tempo con le sue sorelle che non con i fratelli. Alla domanda ‘come mai la coppia abbia optato per questa difficile decisione’ la madre ha spiegato: «La mia preoccupazione più grande era quella di vedere mio figlio vittima di bullismo una volta uscito dal nido di casa, ma alla fine abbiamo deciso di far essere Daniel ciò che davvero desidera essere. E lui vuole essere una ragazza» ha concluso Kerry. Tuttavia il traguardo dell’operazione di vaginoplastica è ancora lontano. I medici hanno riferito che a Daniel saranno somministrati dei farmaci per posticipare la pubertà, insieme ad altri trattamenti ormonali in modo tale da prepararlo al riallineamento di genere una volta compiuti 18 anni. Intorno a lui le maestre della scuola del bambino si sono mobilitati per rendere questo periodo di transizione il meno difficile possibile, installando nella struttura toilette unisex per non discriminarlo.

Dure critiche dal mondo dei social – I genitori di Daniel hanno voluto fare in modo che questa particolare vicenda fosse conosciuta anche nel mondo dei social ed hanno creato anche su Facebook una pagina che riguarda il problema in cui loro si sono imbattuti: in questa pagina i genitori del piccolo trans raccontano la propria storia e invitano altri genitori che vivono una situazione simile a condividere le loro esperienze. Il padre di Daniel ha dichiarato: «La pagina Facebook è nata con l’intenzione di dare supporto a tutte le famiglie che hanno esperienze come la nostra. Ci sentivamo persi quando abbiamo avuto la notizia del disturbo dell’identità di genere di nostro figlio, ma con il giusto sostegno tutte le famiglie possono farcela a sostenere i propri figli». Tuttavia sono sorte subito enormi critiche poiché la pagina sembra dare una sfaccettatura negativa al problema, come se fosse una malattia da curare e non di un modo d’essere.

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