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Festival di Locarno, Harvey Keitel: “Non ho mai abbassato la testa davanti a Hollywood”

Al festival di Locarno, l’attore americano ha ricevuto il Pardo alla Carriera; e, come era già accaduto mesi fa a Taormina, si è lasciato andare ai ricordi e ad una riflessione sul cinema americano odierno che, secondo lui, «oggi non ha un bel niente da insegnare»

Harvey Keitel, la definizione stessa di attore indipendente americano, ha ricevuto il Pardo d’onore alla carriera al festival di Locarno direttamente dalle mani del regista Abel Ferrara, che lo ha diretto in alcuni film cult come “Il cattivo tenente”; e, come era successo mesi fa a Taormina, si è lasciato andare alla rievocazione degli esordi e di come ha capito il metodo con cui imprimere schegge della sua personalità nello stile recitativo: «La mia prima volta, come tutti sanno, è stata nel film “Chi sta bussando alla mia porta”, esordio sia mio che di Martin Scorsese come regista. Un film amatoriale girato per il college, con la casa di Martin a Little Italy come set – ha raccontato – mi ricordo che quando suo padre tornava a casa e vedeva che stavamo girando una scena, dava di matto e voleva subito pronta la cena. In generale, sono l’attore americano più ambito dagli europei, adoro Tavernier, Scola e Wertmuller, che per me sono eredi di un cinema che è patrimonio dell’umanità».

Il cinema americano odierno
Keitel non si è mai preoccupato di recitare in film diretti da registi che, all’epoca della produzione, erano sconosciuti o ancora poco attivi: «Ferrara mi mandò un copione striminzito del “Cattivo tenente”, che buttai all’inizio nel cestino, poi lo rilessi e ne rimasi folgorato. Tarantino era un geniaccio patito di cinema, ma povero in canna, tant’è che, ogni volta che veniva a casa mia, mi ripuliva il frigorifero! Ma “Le iene” resta una scoperta sbalorditiva. Con Scorsese abbiamo condiviso le difficoltà degli esordi e, anche se eravamo caratterialmente molto diversi, alla fine abbiamo subito tutti e due l’influenza della religione nel nostro modo di vedere le cose». E poi, qualche soddisfazione: «Non mi sono mai inginocchiato davanti a Hollywood che, soprattutto oggi, non ha più niente da insegnare».

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