“Fuori gli smartphone dalla sala parto”: ospedale di Roma bandisce fotocamere e affini

Dopo l’ennesimo papà distratto, l’ospedale romano ha deciso di mettere al bando smartphone, fotocamere e ipad per tutelare la partoriente durante la difficile operazione del parto

"Fuori gli smartphone dalla sala parto": ospedale di Roma bandisce fotocamere e affini

Da quando la tecnologia avanza a passo d’uomo, è più importante avere una fotocamera da 10 megapixel che non ammirare la nascita del proprio figlio. “Presto fai la foto!” è ciò che si sente dire più spesso in quei momenti. Quei momenti, non vanno immortalati, vanno vissuti aiutando la propria moglie, o madre, o compagna, o sorella a superare quel difficile e fragile momento. Quindi sta ai medici e infermieri porre dei limiti. Il Cristo Re di Roma è tra i primi in Italia a bandire le fotocamere: il primo provvedimento concreto viene proprio dall’ospedale Cristo Re di Roma. Per chi non lo conosce l’ospedale è molto conosciuto per avere uno dei migliori reparti di neonatologia della capitale. Qui, il Dott. Maurizio Gnazzi dello stesso reparto, nonché segretario regionale Lazio dell’Associazione italiana ostetriche (A.I.O), ha reso noto che spesso e volentieri mariti e compagni prestano attenzione allo smartphone e tablet, piuttosto che cercare di incoraggiare la gestante in travaglio, massaggiandole la schiena, ad esempio. Inoltre, c’è anche da sottolineare, che infermieri e medici non amano vedere il partner aggirarsi nella sala parto con lo scopo di riprendere, infastidendo il lavoro (che sappiamo, non è qualcosa di semplice da attuare).

«Solo la metà degli uomini che entrano nella sala parto spegne il telefono» – «La realtà che noi del reparto vediamo ogni giorno – dice il medico – è che quasi tutti i futuri papà si presentano in sala parto con due o tre telefonini, o un tablet e chi più ne ha più ne metta. Si va dal manager che deve rispondere alle telefonate di lavoro persino quando sta nascendo suo figlio, al normale impiegato patito di videogame che trascorre il tempo impegnato in solitari e giochi di ogni tipo. Una scarsa metà ha il buon senso di disattivare i dispositivi quando arriva il momento del parto, mentre oltre il 50% continua a usarli, e allora noi li ‘bacchettiamo’ puntualmente o gli chiediamo di spegnerli. D’altro canto, io, che faccio questo lavoro da 20 anni potrei forse considerare una nascita come un evento di routine. Ma quante volte a un uomo può capitare nella vita di veder venire al mondo suo figlio?». «A discapito degli uomini si deve però ricordare – dice ancora il luminare – che fare video o foto della nascita è un modo, per i papà, di difendersi dalla visione diretta di un evento che è comunque, per molti, traumatico». Tuttavia vedendo l’uomo distratto dal riprendere il momento, la partoriente potrebbe non sentirsi esattamente a suo agio e venir presa dall’ansia e da questo si susseguono tante piccole conseguenze tutte negative. Piuttosto che vedere il suo partner aiutarla, vede il suo partner infastidirla e riprenderla in quegli istanti molto delicati. A nessuno piacerebbe. «In effetti sono molte le teorie scientifiche che definiscono la presenza dell’uomo durante il parto come negativa – afferma Carlo Piscicelli, primario di Ginecologia e ostetricia del Cristo Re – Ci sono scuole di pensiero francesi secondo le quali addirittura il personale medico e infermieristico dovrebbe essere composto di sole donne». Sicuramente il sentirsi a proprio agio è uno dei primi pensieri della gestante in travaglio.

Così, il medico di reparto ha messo un divieto davanti alla sala operatoria, proibendo ogni tipo di fotocamera, ipad, macchina fotografica professionale o smartphone con immancabili bastone per i selfie. Un gesto che sta avendo un enorme successo anche in altri ospedali della regione, come un sasso in una pozza d’acqua. Sperando che magari dia la giusta spinta anche per coloro che abusano dello smartphone in luoghi più consoni, più seriosi come chiese o cerimonie di una certa enfasi o serietà, a portare rispetto per il momento. Oramai la tecnologia ha preso presuntuosamente piede nelle nostre vite, e raramente siamo in grado di spegnere la fotocamera e questo evento deve far riflettere non solo i prossimi neo papà, ma anche tutte quelle persone che non si rendono conto quanto un momento può essere più bello viverlo, che fotografarlo.

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