Giallo di Brescia: Giuseppe Ghirardini è morto per avvelenamento da cianuro

Lo conferma l’autopsia: l’operaio sparito e poi ritrovato cadavere, a pochi giorni di distanza dalla scomparsa del suo titolare, è morto in seguito all’ingestione di cianuro. L’uomo avrebbe inghiottito una capsula di veleno. Si infittisce il giallo della scomparsa di Mario Bozzoli

Giallo di Brescia: Giuseppe Ghirardini è morto per avvelenamento da cianuro

E’ ufficiale ed è stato confermato da accertamenti successivi all’autopsia; Giuseppe Ghirardini, l’operaio cinquantenne, forse figura chiave nella sparizione del suo titolare Mario Bozzoli, scomparso nel nulla lo scorso 8 ottobre, è morto per avvelenamento da cianuro. Nel suo stomaco è stato infatti trovato un oggetto contenente un’anima di cianuro non naturale che non si troverebbe sul mercato libero; il veleno era all’interno di una specie di baccello in silicato. L’oggetto era una capsula a forma di bacca ed era stato rinvenuto nel corso dell’autopsia effettuata sul corpo di Ghirardini, di conseguenza la Procura aveva disposto un accertamento irripetibile eseguito nell’istituto di Medicina legale di Brescia. L’uomo, a quanto pare, avrebbe ingerito il veleno bevendo da una bottiglietta che è stata poi rinvenuta accanto al suo cadavere. Tutte le ipotesi sono aperte.

Si rafforza il sospetto che Bozzoli sia stato fatto sparire in uno dei forni della sua ditta – Insomma, ormai è chiaro che la morte dell’operaio della ditta Bozzoli sia avvenuta per cause non naturali; quindi le indagini proseguono all’interno della ditta per cercare di sbrogliare la matassa; proprio ieri è iniziato lo svuotamento dei forni dell’azienda. Le operazioni sono condotte dai Ris, dietro disposizione della Procura e su indicazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha seguito il caso Yara. Il sospetto, sempre più corposo e lucido, è che Mario Bozzoli sia caduto nei forni e non certo per un incidente. Ghirardini è invece sparito il 14 ottobre ed è stato, quasi sicuramente, una delle ultime persone, se non l’ultimissima, ad aver visto vivo Mario Bozzoli; ed era lui, tra l’altro, l’addetto ai forni della fonderia, in cui proprio la sera della scomparsa di Bozzoli si è verificata una fumata anomala. L’operaio doveva essere sentito dagli inquirenti, ma sparì dopo aver detto ai familiari che andava a caccia. La sua auto fu poi ritrovata vuota nella salita di Tonale, a 80 km dall’ultima cella che ha agganciato il suo cellulare, peraltro mai più ritrovato.

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