Isis, donna mutilata e uccisa a Raqqa solo per aver allattato il figlio in strada

«A Raqqa le donne vengono torturate solo perché non osservano, nei minimi dettagli, le regole istituite dal governo islamico: è quello che è successo pochi giorni fa ad una giovane mamma, uccisa dalla brigata femminile Al Khansa solo per aver allattato il figlio in luogo pubblico»

Isis, donna mutilata e uccisa a Raqqa solo per aver allattato il figlio in strada

A Raqqa, prima conosciuta come Callinico, quartier generale nonché capitale dello Stato islamico, si è consumata l’ennesima violenza sulle donne. A subire tale brutalità è stata una giovane donna, accusata di aver allattato in pieno centro, quindi sotto l’occhio vigile dei passanti, il proprio figlio. La donna che portava il niqab nero, ha violato una delle regole che stanno alla base della disciplina che tutte le donne musulmane devono adottare per vivere, cioè non mostrare in pubblico il proprio corpo. Da tempo ormai, infatti, le donne che abbracciano la religione islamica sono sottoposte all’osservanza di norme molto limitative, quali l’obbligo di indossare il niqab nero e di camminare in luogo pubblico solo in compagnia di un uomo, legato a lei da qualsiasi tipo e grado di parentela. A garantire tali regole, è stato istituito un corpo, denominato Al Khansa, una brigata di sole donne che hanno il compito di sorvegliare tutte le altre, garantendo che quest’ultime osservino in ogni minima forma il regolamento a cui fanno capo. Basta un velo più sottile che lascia intravedere gli occhi o un tono di voce più alto, o addirittura l’utilizzo del profumo, per essere torturate, massacrate, nonché uccise. Diverse le testimonianze relative a tali massacri. «Non abbiamo nessuna libertà, non potevo uscire sul balcone o affacciarmi alla finestra», racconta una maestra di scuola, riuscita a scappare al sistema brutale dettato dallo Stato islamico. «Mi hanno catturata, massacrata, torturata», continua la maestra. Tutto questo solo perché le poliziotte sostenevano che il suo velo era troppo leggero e lasciava intravedere il viso. Se non rispettano le leggi le donne possono essere sepolte vive nella sabbia e lasciate morire in pubblico.

Due le opzioni di tortura che le stesse vittime devono scegliere – Da alcune fonti è emerso che le vittime possono scegliere se essere frustate o prese a morsi dalle loro carnefici. Eppure la capitale, prima dell’arrivo della “brigata”, era una città cosmopolita dove uomini e donne potevano incontrarsi liberamente al bar, per le strade, in qualsiasi luogo pubblico. Ad oggi, invece, più di 10.000 donne vivono nel terrore. Chiunque non rispetta le regole viene punito e di conseguenza anche il “guardiano uomo”, che può essere il fratello, il marito, il padre della donna in questione, viene castigato. Secondo i più esperti studiosi di terrorismo, la brigata femminile ad oggi rappresenta la più alta forma di terrore medievale a cui è sottoposta la popolazione. È diventata sempre più aggressiva e operativa con l’andar del tempo, oltre che diretta interessata delle operazioni di spionaggio del Califfato. «Ho visto una donna al mercato costretta ad aprire il sacchetto contenente la verdura», racconta Sallih, 77 anni, anche lei scappata da Raqqa. «Una delle poliziotte l’ha colpita così forte, tanto da causarne la morte per dissanguamento», continua la testimone. Un altro compito, che spetta alle incaricate, è quello di trovare mogli ai miliziani. Per fare ciò, le assassine, perché così possiamo definirle, obbligano le donne a dare in sposa la loro giovane figlia. Insomma ancora ad oggi la lotta per i diritti sulle donne sembra alquanto lontana, viste queste realtà. «I diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali», recita la dichiarazione relativa al programma di azione per la promozione e la tutela dei diritti umani, una dichiarazione che di certo non concerne lo Stato islamico.

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