Italia: 868 le opere incompiute, 215 solo in Sicilia: ci costano 166 euro a famiglia

Netto aumento statistico di costruzioni non completate rispetto al 2013. Il Codacons obietta che per completarli bisognerebbe spendere altri 1,4 miliardi di euro. Maggior numero di costruzioni incomplete in Sicilia, per le casse dello Stato costa circa 4 miliardi

Italia: 868 le opere incompiute, 215 solo in Sicilia: ci costano 166 euro a famiglia

Le opere incompiute in Italia, solo nel 2014, sono 868. Statisticamente sono 176 in più rispetto al 2013 che erano pari a 692. Opere che, a livello economico, costano alle casse dello Stato circa 4 miliardi, mentre, per ogni famiglia italiana, valgono 166 euro. Per completarle servirebbero circa 1,4 miliardi di euro, secondo un calcolo stilato dalla Codacons basatosi sugli ultimi dati aggiornati dall’Anagrafe delle opere. La regione con più opere mai completate è la Sicilia, come spiegato dalla stessa associazione consumatori, che solo nel 2014 riporta circa 215 opere incomplete, sebbene il calcolo sia basato anche sul fatto che l’anno precedente la stessa regione non aveva comunicato il numero di edifici ancora da completare. Segue in classifica l’Abruzzo, che conta 40 strutture nel 2014, 7 in più rispetto al 2013; la Calabria, che rispetto alle 64 opere non terminate nel 2013, ora ne riporta 93 nel 2014; la Lombardia, che conta 35 opere ancora da finire, rispetto alle 19 nel 2013 e infine anche la Puglia, che peggiora di netto, passando dalle 59 del 2013 alle 81 costruzioni ancora da finire nel 2014.

Italia: 868 le opere incompiute, 215 solo in Sicilia: ci costano 166 euro a famiglia

Enorme dispendio di soldi
Tuttavia, secondo la Codacons, il record maggiore dello spreco di soldi, spetta alla Città dello sport di Tor Vergata a Roma, che risulta costare ai cittadini oltre 607 milioni di euro. La costruzione, che risulta incompleta dal 2005, presenta solo uno scheletro della Vela di Calatrava, un vero e proprio “mostro” urbano che danneggia la città e i residenti della zona, tanto che nel 2014, la Codacons ne ha proposto l’abolizione, in quanto la struttura danneggerebbe il paesaggio e la collettività. Il presidente dell’associazione consumatori Carlo Rienzi ha spiegato: «Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia, e per portarle a compimento servirebbero altri 1,4 miliardi di euro, risorse sottratte alla collettività per finanziare dighe progettate negli anni ’60 e poi lasciate in stato di abbandono; porti inaugurati e mai utilizzati; strade che non portano in nessun posto perché lasciate a metà, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione».

Si potevano evitare Imu e Tasi
Inoltre, ha illustrato Rienzi, questo fenomeno non ha differenze da nord a sud: è, come è stato definito, un fenomeno trasversale, che attraversa il meridione come il settentrione e che accomuna sia le regioni più aggiornate come il Veneto e la Lombardia, ma anche le aree poco sviluppate del sud Italia. Il presidente Rienzi infine dice: «E pensare che i miliardi finora spesi per tali infrastrutture irrealizzate, avrebbero potuto abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l’Imu o la Tasi, con benefici immensi per la collettività e l’economia nazionale». Di certo il problema riguarda direttamente anche la classe dirigente politica e imprenditoriale italiana, spesso corrotti entrambi.

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