La Buona Scuola di Renzi: prof senza stipendio da mesi, ‘beffa’ per la tredicesima

A settembre Valentina Caiafa ha ottenuto la cattedra all’istituto comprensivo G. Leopardi di Castelnuovo Rangone, nel modenese, ma ancora lo Stato non l’ha pagata. E oltre al danno, anche la beffa che arriva con la tredicesima

La Buona Scuola di Renzi: prof senza stipendio da mesi, 'beffa' per la tredicesima

Avrebbe dovuto percepire di stipendio 1.300 euro netti al mese per un totale di 5.200 euro per il lavoro svolto negli ultimi mesi all’istituto comprensivo G. Leopardi di Castelnuovo Rangone, nel modenese. E invece non ha ancora visto neppure un euro. Anzi sì, precisamente un euro. Sembra surreale ma è quello che è successo a Valentina Caiafa, 37 anni, un’insegnante di sostegno originaria di Foggia e che ha ottenuto la cattedra al Leopardi di Castelnuovo Rangone dal 19 settembre, senza ancora aver ricevuto nessuno stipendio. Altro che Buona Scuola! L’unica somma, simbolica, che la professoressa si è vista accreditare è proprio un euro, di tredicesima, per aver lavorato nel periodo gennaio-giugno 2015. Come si suol dire “oltre il danno anche la beffa”. Valentina per quest’anno scolastico ha ottenuto un contratto a tempo pieno come insegnante di sostegno, ma ancora lo Stato non l’ha pagata. Per questo motivo ha deciso di raccontare la sua storia al sindacato Cisl Scuola, ormai sempre più demoralizzata e spinta a non recarsi più a scuola. In totale per questi mesi di insegnamento le spettano oltre 5.000 euro, soldi che come dichiara le farebbero piuttosto comodo per terminare di pagare una retta di 3 mila euro per il corso di specializzazione sul sostegno alla quale si è iscritta presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

«Purtroppo non è l’unica»
Aspettando invano che lo Stato le accreditasse quanto dovuto per il lavoro svolto, Valentina si è recata al sindacato Cisl Scuola per raccontare la surreale vicenda. Monica Barbolini, segretario generale di Cisl Emilia, ha commentato così: «Questa insegnante lavora e studia, ma rischia di non avere nemmeno i soldi per pagarsi la benzina o i mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro. È talmente scoraggiata che minaccia di non recarsi più a scuola. È una situazione inaccettabile, non c’è giustificazione che tenga quando viene negato a una persona il compenso per il lavoro che svolge». «Purtroppo non è l’unica – aggiunge la sindacalista – sono davvero troppe le persone che vengono ogni giorno nelle nostre sedi a raccontarci il dramma che stanno vivendo di fronte a scadenze di pagamenti che non possono onorare, a volte esposte persino al rischio di sanzioni o atti ingiuntivi».

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