“Labyrinth”, il cult anni Ottanta con protagonista David Bowie potrebbe avere un sequel

Secondo alcune indiscrezioni, la Tri-Star, con la Jim Henson Company, avrebbe messo in cantiere un sequel o un reboot del cult degli anni Ottanta “Labyrinth”, con protagonista il compianto David Bowie nei panni del re degli Gnomi

"Labyrinth", il cult anni Ottanta con protagonista David Bowie potrebbe avere un sequel

E’ un cult da molti anni, adorato e citato da molto prima che venisse a mancare il grande David Bowie; adesso, “Labyrinth – Dove tutto è possibile”, del 1986, potrebbe avere un sequel. L’idea è venuta alla Tri-Star Pictures e alla Jim Henson Company a due settimane dalla scomparsa del grande cantante e attore, che in quel fantasy interpretava l’oscuro re degli Gnomi. A darne notizia è stata l'”Entertainment Weekly”, che ha anche parlato di una squadra già al lavoro per la stesura del soggetto e della sceneggiatura, ma non si sa ancora se si tratterà effettivamente di un sequel oppure di un reboot. Anzi, secondo il magazine americano la produzione avrebbe già ingaggiato la sceneggiatrice Nicole Perlman, un’esperta del settore fantasy dato che è stata anche co-autrice del copione de “I guardiani della galassia”. La notizia è stata accolta molto bene sia dai fan di David Bowie che dai cultori di “Labyrinth”, uno dei film che a tutt’oggi ci ricordano tantissimo i flashosi anni Ottanta, un periodo cinematografico molto prolifico, dove davvero tutto era possibile, come suggerisce il sottotitolo italiano del film.

Un cult del fantasy e della carriera di David Bowie
Uscito nel 1986, “Labyrinth” fu in realtà un fiasco al botteghino e ci vollero almeno vent’anni prima che diventasse un cult intramontabile; diretto dal grande creatore dei Muppets Jim Henson, anche lui scomparso qualche anno fa, si avvaleva comunque della produzione di sua Maestà George Lucas e della sceneggiatura di Terry Jones, uno dei componenti del brillante gruppo dei Monty Python. Insomma, una squadra di fuoriclasse. Il film si riallacciava al filone fantasy che era riesploso negli anni Ottanta grazie al progredire degli effetti speciali, sfornando film molto belli che sono rimasti nel cuore soprattutto dei trentenni odierni, come “La storia infinita”, “La storia fantastica”, “Ladyhawke”, “Legend” o “Willow”, coinvolgenti, avventurosi, forse un po’ ingenui ma esenti da quella seriosità asettica che attanaglia il fantasy attuale. E “Labyrinth” non è da meno: coloratissimo, interamente girato in studio e pieno di momenti autenticamente folli, il film racconta la storia di Sarah, una ragazzina sognatrice che deve salvare il fratellino rapito dal re degli Gnomi e, per farlo, entrerà in una dimensione fantastica per attraversare un enorme labirinto irto di indovinelli e pericoli, accompagnata da un gruppo di simpatiche creature delle favole. La pellicola è ovviamente inframmezzata di canzoni eseguite dal vivo da Bowie e proprio la sua interpretazione del misterioso re degli Gnomi, vanesio, truccatissimo e dannatamente sexy (almeno per le signore) ha contribuito non poco al culto attribuito al film; forse un po’ troppo lungo e prolisso in alcuni punti, ma dotato di una grande vitalità e di un pizzico di struggente nostalgia nel messaggio di dover abbandonare i sogni dell’infanzia per affrontare l’età adulta, ma c’è anche spazio per i primi turbamenti sessuali, impensabile in un fantasy per minorenni. Il ruolo di Sarah fu sostenuto dal futuro premio Oscar Jennifer Connelly, all’epoca sedicenne, reduce dalle riprese di due film italiani, “C’era una volta in America” di Sergio Leone e “Phenomena” di Dario Argento.

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