L’ex sindaco Marino presenta il suo libro: “Se avessi ascoltato il Pd sarei in carcere”

Alla presentazione del suo libro “Un marziano a Roma”, l’ex sindaco capitolino Ignazio Marino si toglie qualche sassolino dalla scarpa e accusa senza mezzi termini Matteo Renzi e tutto il Pd: «Sono stato fortunato, se avessi seguito tutti i loro consigli, a quest’ora ero in carcere»

L'ex sindaco Marino presenta il suo libro: "Se avessi ascoltato il Pd sarei in carcere"

E’ un fiume in piena l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino nel corso della presentazione del suo libro “Un marziano a Roma”, in cui ripercorre il suo operato di primo cittadino capitolino e ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa attaccando senza giri di parole il premier Matteo Renzi e tutto l’entourage del Pd. «Oggi sarei in carcere se avessi seguito tutti i consigli del Pd – ha dichiarato – Roma era in una situazione drammatica anche a causa del potere dei potentati locali, ma il governo Renzi ha sempre preferito sedersi a tavola con le lobby, che peccato». Per Marino tutto il Pd è stato una delusione, incominciando da Matteo Orfini («mi sono fidato dei suoi consigli per l’ultimo rimpasto di giunta, diceva di aver parlato con il premier. Mi assumo ogni responsabilità di avergli dato retta, ma mai potevo immaginare che alcuni degli assessori nominati fossero entrati in Campidoglio per guastare tutto») per finire con Renzi («avevo grandi aspettative su di lui, soprattutto quando voleva la liberalizzazione rispetto a tante aziende che al comune non servono oppure quando proponeva l’assunzione di persone pensando solo ai curricola, o ancora quando voleva un’informazione radiotelevisiva simile alla Bbc. Invece, adesso il premier sceglie direttamente il direttore generale della Rai o i direttori di rete. Se l’avesse fatto Berlusconi, a quest’ora protestavano tutti»).

«Il Pd che ho fondato non esiste e ho spiegato tutto sugli scontrini»
Secondo Marino, il Pd che ha contribuito a fondare non esiste più: «E’ ormai un partito con tutti i circoli chiusi, dove c’è un commissario ed anche di conseguenza una sospensione della democrazia, dove i consiglieri comunali hanno ricevuto l’ordine di dimettersi senza neppure potersi confrontare con il sindaco. Roma avrebbe avuto, ed ha ancora, bisogno di più finanziamenti come molte altre capitali europee, ma evidentemente Renzi non ama la Capitale. Per quanto riguarda la faccenda degli scontrini, ho già spiegato tutto quello che c’era da spiegare, quando sarò chiamato dai magistrati parlerò di questi 120mila euro che mi vengono imputati. A dire la verità – ha concluso – la mia stessa trasparenza dovrebbe averla anche Renzi, dato che ha speso in un anno 600mila euro in spese di rappresentanza quando era ancora presidente della provincia di Firenze, che è più piccola di Roma».

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