Lucca: detenuto 19enne tenta il suicidio in carcere, salvato da un agente

Il giovane 19enne era dentro per rapina aggravata. Era stato trovato sul procinto d’impiccarsi da un agente della polizia penitenziaria mentre perlustrava le celle. È l’ennesimo caso di un carcerato che tenta il suicidio nel carcere. Il Sappe: «Molti i disagi che caratterizzano la quotidianità penitenziaria»

Lucca: detenuto 19enne tenta il suicidio in carcere, salvato da una guardia

Stava per compiere l’insano gesto, e se non fosse stato per la ronda carceraria, l’avrebbe fatto. Si è potuto così evitare una tragedia nella casa circondariale “San Giorgio” della cittadina di Lucca, dove in una delle molteplici celle dell’edificio, un ragazzo d’origini romene, poco più che maggiorenne (19 anni), stava per impiccarsi. La vicenda ha avuto una svolta positiva grazie ad un agente della polizia penitenziaria che era intento a controllare i detenuti. Non appena scoperto il ragazzo, che si trova in carcere per scontare una pena per il reato di rapina aggravata, ha chiamato i soccorsi ed è stato salvato appena in tempo: ora per fortuna sta bene. Tuttavia, questo è l’ennesimo caso di suicidio che avviene nella prigione: lo scorso 25 febbraio, un detenuto di 37 anni originario di Acerra, è stato ritrovato riverso nello spazio angusto della sua cella. Quando la polizia carceraria ha dato l’allarme, purtroppo l’uomo era già morto. Nella cella, i soccorsi e le guardie, avevano avvertito un forte odore di gas che sembra esser stato sprigionato dalla bomboletta del gas in uso ai detenuti. Tuttavia, il caso del giovanissimo carcerato, ha portato il sindacato della polizia penitenziaria a segnalare nuovamente i problemi inerenti all’edificio carcerario.

«Polizia sotto organico di 7mila unità»
È Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe), a diffondere la notizia del 19enne, spiegando, come citato su “La Nazione”: «L’insano gesto non è stato consumato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari. Soltanto grazie all’intervento provvidenziale dell’agente di sezione si è evitato che l’estremo gesto avesse conseguenze. L’ennesimo evento critico accaduto nel carcere di Lucca è sintomatico di quali e quanti disagi caratterizzano la quotidianità penitenziaria. Non si può e non si deve ritardare ulteriormente la necessità di adottare urgenti provvedimenti: non si può pensare che la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri toscane e del Paese (oggi affollate comunque da oltre 53mila detenuti) sia lasciata solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della polizia, sotto organico di 7mila unità e penalizzati dalla Legge di stabilità 2016 che ha bocciato l’assunzione straordinaria di 800 nuovi agenti».

Si schiera in favore del segretario anche Pasquale Salemme, nonché segretario regionale del Sappe per la Toscana, che ha raccontato: «Il detenuto è ristretto per il reato di rapina aggravata ed è possibile presumere che ha posto in essere il tentativo di impiccamento per ragioni di carattere personale. Mi auguro che l’amministrazione penitenziaria proponga i poliziotti che hanno sventato il suicidio per una adeguata ricompensa a livello ministeriale. A Lucca permangono le condizioni di difficoltà operativa per il reparto, anche alla luce della soppressione del nucleo traduzione e piantonamento dei detenuti, ed è necessario porre in luce le criticità degli agenti affinché vengano assunte adeguate determinazioni».

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