Milano, polizia arresta due membri dell’Ms13: hanno tentato di uccidere due giovani

Arrestati due membri appartenenti alla gang sudamericana Ms13: Antonio Omar Velasquez e Arturo Mauricio Sanchez Soriano, 20 e 21 anni, responsabili di due tentati omicidi avvenuti la notte del 3 luglio. Il 20enne avrebbe agito arrivando ad atti di violenza gratuita per mettersi alla testa del gruppo

Milano, polizia arresta due membri dell'Ms13: hanno tentato di uccidere due giovani

I due feriti vergono in difficoltose situazioni cliniche: il 22enne ha riportato 120 punti di sutura alla trachea, quasi perforata, e il 18enne permane in coma farmacologico. Due dei responsabili, appartenenti alla gang sudamericana Ms13, sono stati arrestati nella giornata dell’11 luglio dalle forze dell’ordine milanesi. Il primo finito in manette è Antonio Omar Velasquez, soprannominato “Chukino”, 20enne ed irregolare, con precedenti per rissa e porto abusivo d’armi, che è risultato essere uno degli aggressori che ha pugnalato, utilizzando con un coltellino da muratore, un giovane salvadoregno 22enne nei pressi della discoteca Limelight di Milano; il secondo arrestato è Arturo Mauricio Sanchez Soriano, detto “Peludo”, 21enne regolare ma anche lui con precedenti di porto abusivo d’armi e rissa. L’ultimo è stato arrestato per aver malmenato e pugnalato, assieme ad altri componenti della banda, un albanese di 18 anni in via Teuliè, nei pressi dell’Università della Bocconi. Secondo le indagini, coordinate dal pm Luca Poniz, sembra che sia stato proprio Sanchez l’artefice, che puntava ad affermarsi come leader della Ms13 a Milano, dimostrando il proprio valore attraverso un certo genere di crimini basati su violenza gratuita.

L’arresto
Come riportato da “Repubblica”, gli investigatori hanno spiegato: «Il fatto che abbia ferito gravemente un innocente, ma di fatto ucciso viste le condizioni del ferito, non è un disvalore. Ha comunque dimostrato di essere pronto a tutto, un “pandillero” affidabile. E anche di fronte al rischio della condanna a più di 20 anni, non cede di un passo con rivelazioni sulla gang o sui complici presenti quella sera». La polizia tuttavia, ha arrestato solo due dei responsabili, nonostante durante le aggressioni ci fosse più di un componente della banda. Velasquez è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio in un parco cittadino mentre era insieme ad altri giovani “leve pandilleros”; Sanchez, al momento dell’arresto, era sul posto di lavoro presso una ditta edile dell’hinterland milanese e, sebbene, fosse andato via dal suo domicilio milanese dopo l’aggressione, la polizia ha trovato, nascosto dietro un mobile nella sua abitazione, il coltello a serramanico che “Peludo” ha usato per colpire il 18enne albanese. Nel caso il giovane 18enne non dovesse farcela, la sua accusa si trasformerebbe da “tentato omicidio” ad “omicidio volontario”.

La prima aggressione
Durante la serata del 3 luglio i due ragazzi, armati uno di un taglierino da muratore, l’altro con un coltello a serramanico, sembrano esser usciti assieme alla loro gang per andare a trascorrere una serata al Lime Light, un locale ritrovo domenicale per i latino-americani. Tuttavia, non appena arrivati alla soglia del night, la sicurezza non ha voluto farli passare e, dopo pochi minuti, avviene la prima aggressione. Il gruppo riconosce un 22enne salvadoregno e lo prende da parte per chiedergli: «Di che gruppo sei? Ms13 o Ms18?». Il ragazzo, spaventato, nega l’appartenenza ad una delle due parti mentre viene accerchiato e, nel giro di qualche secondo, partono coltellate alla schiena, all’addome e alla gola. Tra gli aggressori c’è anche Velasquez. Dopo l’aggressione, avvenuta attorno alle 22.30, il gruppo si divide: Velasquez, assieme a pochi altri, si dilegua in auto, mentre la maggior parte va alla fermata del tram 15. Il giovane rimane a terra in una pozza di sangue mentre vengono chiamati i soccorsi: verrà trasportato al Policlinico in codice rosso, riportando 10 giorni di prognosi e 120 punti di sutura oltre che una quasi perforazione della trachea. Ora il ragazzo rimane fuori pericolo.

La seconda aggressione
È proprio nei pressi del tram 15 che avviene la seconda aggressione, dove all’inizio viene preso di mira un altro sudamericano. Il gruppetto crede di riconoscere il ragazzo, in compagnia di alcuni amici, chiamandolo “Andrea”, ed accusandolo d’essere stato tra i partecipanti di una rissa avvenuta in passato. Il ragazzo preso di mira nega: «Non sono Andrea, vi state sbagliando», ma il gruppetto non gli crede. Appena arriva il tram, entrambi i due gruppi salgono sul mezzo: assieme al sudamericano c’era un albanese di 18 anni che ha continuato a difendere il proprio amico. Improvvisamente, non appena il mezzo arriva alla fermata di via Teuliè, il Ms13 scende dal tram portando giù con la forza anche il 18enne e, davanti agli occhi stupiti di passanti e passeggeri, lo percuotono di botte e di coltellate: Sanchez è tra i responsabili e sferra quattro fendenti al cuore del ragazzo con il suo pugnale serramanico. Dalle immagini catturate da alcune telecamere nei pressi del luogo in cui è avvenuto l’accoltellamento, si è potuto analizzare la brutale aggressione e l’agonia del giovane a cui gli amici hanno tentato invano di prestare soccorso. Il 18enne ferito ha avuto un arresto cardiaco e all’arrivo dell’ambulanza è stato portato in condizioni gravissime all’istituto clinico “Humanitas” di Rozzano: dopo essere stato operato, ora persiste in coma farmacologico ed è in condizioni critiche e si attende la dichiarazione ufficiale di morte cerebrale. Nel frattempo continuano le indagini e ricerche per scoprire i colpevoli della notte di violenza sulla Darsena avvenuta nella notte del 10 luglio.

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