Monsignor Charamsa: “Conosciuto sacerdoti omosessuali, ma nessuna lobby gay in Vaticano”

Dopo l’allontanamento dal Vaticano e l’ammonizione per essersi dichiarato gay e aver presentato il proprio partner, il sacerdote polacco precisa a Domenica Live di non aver mai tradito il celibato che prevede di non prendere moglie: «Ed io non ho mai toccato una donna»

Monsignor Charamsa: "Conosciuto sacerdoti omosessuali, ma nessuna lobby gay in Vaticano"

Monsignor Krzysztof Charamsa, 43 anni, polacco, negli ultimi 17 anni aveva vissuto a Roma, ma dopo lo scandalo del Coming out ed il conseguente allontanamento dal Vaticano, si è da pochi giorni trasferito a Barcellona per continuare ad affrontare la sua vocazione, «come uomo e come sacerdote per realizzare me stesso nella via della fede, con il coraggio di affrontare chi sono e quale è la mia identità. Dal sinodo mi aspetto una riflessione importante, ma soprattutto la parola del Papa che per noi cristiani è fondamentale». Intervistato da Barbara D’Urso a Domenica Live ha tenuto a precisare e sottolineare che in Vaticano non vi è «nessuna lobby gay». Ammette sì di aver conosciuto sacerdoti omosessuali, «spesso isolati come me, ma non una lobby». Secondo Charamsa il celibato è non prendere moglie, «ed io non ho mai toccato una donna» quindi rimango «fedelissimo al celibato». «Dio – ha spiegato il sacerdote polacco – ci ama così come siamo. Dio ci ha creato difettosi e la Chiesa questo lo deve accettare. Deve guardarci negli occhi. La Chiesa non può continuare a distruggerci la vita». Il Monsignore non solo aveva dichiarato di essere omosessuale ma di avere partner, presentandolo pubblicamente. Io credo «che in questo passo, duro e sofferto, Dio stia accanto a me».

Ho solamente chiesto «di non perdete più tempo»
«La Chiesa ha tra i suoi ministri fantastici sacerdoti omosessuali che non possono essere trattati come vengono trattati in questo momento. La legge interna alla Chiesa che vieta l’ordinazione sacerdotale agli omosessuali mi ricorda le peggiori leggi del passato». Per tale motivo ha deciso di chiedere alla mia Chiesa «di non perdete più tempo». «Ho scritto una lettera a Papa Francesco affinché possa portare ai Vescovi, al Sinodo, questa sua apertura di ragione e di cuore».

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