Monsignor Charamsa scrive a Papa Francesco: “La Chiesa semina l’odio contro i gay”

Il teologo 43enne polacco nella lettera accusa la Chiesa cattolica di seminare l’odio contro gli omosessuali e di essere pietrificata nelle sue dottrine inumane, senza misericordia né carità: «Non posso più tollerare l’odio della Chiesa, l’esclusione, la marginalizzazione delle persone che, come me, sono offese nella loro dignità e nei loro diritti umani»

Monsignor Charamsa scrive a Papa Francesco: "La Chiesa semina l'odio contro i gay"

«La Chiesa ha trasformato la vita dei gay in un inferno». A scriverlo monsignor Krzysztof Charamsa, il teologo polacco 43enne sospeso dopo aver ammesso pubblicamente la sua omosessualità e di avere un compagno, in una lettera indirizzata a Papa Francesco dove accusa la Chiesa cattolica, a suo dire con un «clero pieno di omosessuali», di seminare l’odio contro i gay. La lettera del teologo, inviata al Pontefice il 3 ottobre, due giorni prima del Sinodo dei vescovi in Vaticano dedicato proprio alle sfide che la famiglia deve affrontare, è stata ottenuta dall’agenzia di stampa France Presse e ripresa poi dal quotidiano Le Parisien. Ecco cosa si legge dal documento: «Voi e la Vostra Chiesa siete riusciti a trasformare la nostra vita d’omosessuali in un inferno. Perseguitate e distruggete la vita di milioni di gay i quali sono persone spirituali». E ancora: «La Vostra è una Chiesa dormiente, pietrificata nelle sue dottrine inumane, senza misericordia né carità. Ci ha trasformati in esclusi lebbrosi, come se gli uomini potessero scegliere il loro orientamento sessuale». Inoltre Charamsa invita tutti i cardinali, vescovi e curati omosessuali «ad avere il coraggio di lasciare questa Chiesa insensibile, ingiusta e brutale», e di decidere, proprio come ha fatto lui, di rifiutare pubblicamente la violenza della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali, lesbiche, bisessuali, transessuali, intersessuali.

«Odio omofobico della Chiesa»
«Essendo anch’io uomo di orientamento omosessuale, non posso più continuare a sopportare l’odio omofobico della Chiesa, l’esclusione, la marginalizzazione e la stigmatizzazione delle persone, come me, continuamente offese nella loro dignità e nei loro diritti umani, negati e piegati da questa violenta Chiesa e dai suoi singoli fedeli», scrive. E in conclusione si rivolge a Papa Francesco: «La ringrazio per alcune sue parole e gesti da Pontefice nei confronti delle persone omosessuali. Ma le sue parole avranno un valore solamente ed esclusivamente quando verranno cancellate tutte le dichiarazioni del Sant’Uffizio, offensive e violenti, sulle persone omosessuali, nonché strappata l’oscena istruzione di Benedetto XVI che vieta l’ammissione al sacerdozio delle persone omosessuali».

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