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Napoli, arrestato il killer del 22enne Pasquale Zito: la gelosia il movente

Pasquale Zito venne ucciso in un’aggressione lo scorso 4 febbraio. Il killer, arrestato lo scorso 28 maggio, è un sedicenne che avrebbe agito per motivi di gelosia: Zito avrebbe tentato un approccio con la fidanzatina del minore. Sia il 22enne che il 16enne apparterrebbero a due clan mafiosi della zona

È svolta sul caso di Pasquale Zito, il ragazzo 22enne che venne ritrovato in un bagno di sangue, dopo 10 colpi di pistola, il 4 febbraio nel quartiere Bagnoli di Napoli. A compiere il vile omicidio sarebbe stato un sedicenne, che secondo la Procura presso il tribunale dei Minorenni, avrebbe agito per gelosia, subito dopo l’approccio di Zito nei confronti della fidanzatina del minore. Il sedicenne, la notte dell’omicidio, è arrivato a bordo di uno scooter, guidato da un complice e, dopo aver affiancato l’Audi A1 di Zito parcheggiata in Via Maiuri, è sceso dal motorino, ha sparato al ragazzo ed è scappato via. Le forze dell’ordine sono arrivate sul posto qualche minuto dopo l’omicidio, assieme ad un’ambulanza che ha portato il giovane Pasquale Zito all’ospedale San Paolo di Fuorigrotta dov’è deceduto. L’agguato è avvenuto in perfetto stile camorristico, infatti, tra le prime ipotesi delle forze dell’ordine, vi era proprio un’ennesima guerra giovanile tra clan, soprattutto per via dell’appartenenza d’entrambi ad alcune cosche mafiose della zona.

La colpevolezza tramite immagini di videosorveglianza
I due, il minorenne e il 22enne pregiudicato, apparterebbero a due clan del napoletano: il sedicenne sarebbe imparentato con il boss emergente della zona Alessandro Giannelli, arrestato di recente; mentre il 22enne sembra appartenere ad un esponente di spicco del clan D’Ausilio del quartiere Bagnoli. Il minorenne venne fermato il 4 febbraio, la stessa sera dell’omicidio dalle forze dell’ordine, che effettuarono su di lui dei controlli, tra cui il guanto di paraffina: a inchiodare il giovane, infatti, sono state le tracce di polvere da sparo ritrovate su indumenti e mani.

Con il proseguo delle indagini da parte dei gendarmi, ricerche approfondite tramite tabulati telefonici ed intercettazioni, si è riusciti a raccogliere ulteriori indizi che hanno rafforzato l’ipotesi del movente legato a ritorsioni di gelosia. Inoltre, per appurare la colpevolezza del sedicenne, la polizia ha usufruito delle immagini di un sistema di video sorveglianza delle vicinanze che hanno contribuito a fare luce sulla dinamica dell’accaduto. La squadra mobile partenopea, coordinata dal primo dirigente Fausto Lamparelli, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del giovane.

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