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Omicidio Loris, Veronica Panarello si confessa: “Non merito di vivere”

In un video confessione, Veronica Panarello, con gli investigatori, si confessa: «Quando l’ho gettato non credevo che ci fosse il vuoto perché non ho nemmeno guardato». Nel video crolla e continua a replicare «Non merito di vivere, ho buttato la cosa più cara che avevo»

«Perché lu fici? Perché?» (“perché l’ho fatto? perché?”). E’ così che Veronica Panarello si confessa nel video inedito mandato in onda durante la putata di Quarto Grado. La donna continua a portarsi la testa fra le mani, nella più completa disperazione, mentre è in auto davanti al canale dov’è stato trovato senza vita il figlio Andrea Loris Stival, ucciso il 29 novembre del 2014. Santa Croce Camerina, nel ragusano, da allora non è stata più la stessa. Nel video, Veronica è con gli investigatori, ma non viene interrogata, crolla non appena vede il posto dove viene ritrovato Loris. «Quando l’ho gettato non credevo che ci fosse il vuoto perché non ho nemmeno guardato», si sente nel video mentre si racconta piangendo. «Volevo solo nasconderlo dietro al muretto, non volevo gettarlo giù» ma alla domanda «Perché l’hai fatto», lei replica, scuotendo la testa, di non saperlo. Tuttavia, nel video, continua a replicare: «Non merito di vivere, ho buttato la cosa più cara che avevo. Fatemi dare l’ergastolo, glielo chiedo io al giudice, sono un mostro, non una persona».

Le incongruenze nel racconto di Veronica
La donna, fin dal primo momento, ha riscontrato gravi incongruenze nella sua versione dei fatti. Controsensi che sono stati verificati e comprovati tramite le telecamere di sorveglianza della cittadina. Sono le 8 e un quarto di sabato 29 novembre e Veronica Panarello dice d’essere uscita di casa con entrambi i suoi figli, lasciando Loris a scuola e il più piccolino alla ludoteca. Tuttavia le immagini delle telecamere rivelano che solo il più piccolo è salito in auto ma Loris sembra aver discusso con sua madre e tornato a casa. Un’altra contraddizione è stata riscontrata sulla distanza dalla scuola dove la donna dice d’aver lasciato il figlio.

Nella prima testimonianza, Veronica dice d’aver fatto scendere Loris a «500 metri dalla scuola». Mentre, riprende nella seconda deposizione, dicendo: «Mi sono fermata a poche decine di metri dall’ingresso della scuola, dove ho fatto scendere Loris». Ma, dalle telecamere di sorveglianza, s’inquadra la macchina di Veronica proseguire dritto senza fermarsi presso la scuola elementare. Altre divergenze si verificano con il corso di cucina attorno alle 9:15: pur essendo al Castello di Donnafugata, secondo i conteggi degli inquirenti, la donna doveva raggiungere il castello dopo 15-20 minuti, ma la Panarello ci mette altri 15 minuti in più.

Inquadrata ancora tramite le telecamere di sorveglianza attorno alle 9:27, le telecamere riprendono la donna, come hanno riportato gli investigatori, «a circa 50 metri dal termine del curvone, c’è l’ingresso della strada poderale che conduce al Mulino Vecchio», luogo dove giaceva il corpo di Loris ritrovato nello stessi pomeriggio. In seguito la donna venne convocata due volte in Questura per risolvere le divergenze negando e difendendosi dalle accuse, ma l’8 dicembre viene prelevata dai carabinieri: i pm decidono di metterla in stato di fermo.

Veronica Panarello, lo scorso ottobre, è stata condannata a 30 anni in primo grado. I giudici che hanno presieduto all’udienza, hanno accolto le istanze dei pm ragusani che hanno delineato la donna come «egocentrica, bugiarda e manipolatrice», nonché con un «protagonismo esagerato».

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