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Palermo: operazione “Stirpe”, decapitata ancora Cosa Nostra palermitana

Un nuovo duro colpo alla mafia operante nel capoluogo siciliano, con sei arresti eccellenti compiuti dalla Polizia di Stato; decapitata la potente cosca Profeta della borgata della Guadagna, impegnata da tempo a riorganizzare i vertici di Cosa Nostra

Cosa Nostra palermitana, particolarmente scaltra a rioganizzarsi attorno a vecchi e nuovi capi, ha subito ieri un altro duro colpo nell’ambito dell’operazione “Stirpe”, che ha portato all’arresto di sei persone da parte della Polizia di Stato di Palermo. Tra i sei fermati spunta un nome eccellente, quello di Salvatore Profeta, 66 anni, al vertice dell’omonima cosca e capo indiscusso nel quartiere della Guadagna, del mandamento di Santa Maria del Gesù, da tempo impegnato a ricostruire il vertice di Cosa Nostra di Palermo. In poche parole, le forze di polizia, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia, sono forse riuscite a fermare il nuovo corso dell’organizzazione mafiosa siciliana. Oltre a Profeta sono stati arrestati anche il figlio e il nipote; Profeta era stato inizialmente condannato all’ergastolo per la strage di Via D’Amelio, in quanto accusato falsamente da suo cognato, il pentito Vincenzo Scarantino. Scarcerato nell’ottobre 2011 in seguito alle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che lo avevano scagionato, era tornato alla Guadagna estendendo il suo potere a tutto il mandamento di Santa Maria di Gesù, un tempo regno dei boss Bontate. Profeta comandava una delle cosche più potenti di Palermo mantenendo i riti di affiliazione arcaici in seno a Cosa Nostra ed imponendo persino delle deviazioni al percorso delle processioni per farsi ossequiare.

Gli affiliati si dovevano sottoporre anche al rito del bacio in fronte – E’ chiaro che Profeta mirava a riorganizzare anche gli antichi rituali (ma sempre ben accetti) di affiliazione della mafia, tanto che gli investigatori hanno scoperto che anche gli esponenti di spicco della cosca dovevano sottoporsi al bacio in fronte dispensato dal capo cosca. Agli arrestati sono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina. Il provvedimento di custodia cautelare ha riguardato, oltre che Profeta, il figlio Antonino e il nipote Rosario, impegnati l’uno in attività imprenditoriali e l’altro nelle estorsioni. Gli altri provvedimenti sono stati disposti nei confronti di Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, tutti attivi nel controllo della zona di via Oreto.

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