Parigi: baby-sitter uccide il bambino, poi fa a pezzi l’intera famiglia con la motosega

Donna 34enne fa da baby-sitter ad un bambino di 2 mesi, ma uccide genitori e figlio, aiutata dal fidanzato. Ora ha confessato, presto saranno processati

Parigi: baby-sitter uccide il bambino, poi fa a pezzi l'intera famiglia con la motosega

E’ successo a Parigi. Hui Zhang, baby-sitter 34enne, originaria di Pechino, ha finalmente confessato alla polizia parigina di aver ucciso e fatto a pezzi i corpi di un bambino di 2 mesi e dei genitori che ha poi nascosto. Il bambino, tuttavia, era morto per asfissia mentre lei se ne stava prendendo cura, la morte dei genitori è avvenuta solo dopo. In sua difesa, la donna ha ribadito: «L’ho fatto solo difendermi: il padre e la madre del bambino stavano per ammazzarmi», ricordando che il padre dell’infante aveva iniziato a minacciarla. Infatti, secondo la sua testimonianza, sembra che i genitori del piccolo, dopo aver saputo del decesso, l’avessero aggredita con un coltello da macellaio, ma lei si è armata di ascia, per difendersi, uccidendo entrambi. Oltre lei è stato accusato anche il fidanzato della ragazza, Te Lu, anche lui di 34 anni, per concorso in omicidio: la ragazza, dopo aver smembrato i corpi, pare abbia chiamato il suo fidanzato per aiutarla a nascondere i corpi in una radura nella periferia di Parigi. Il tutto è stato scoperto solo di recente: nel 2012 due uomini stavano facendo jogging nel bosco di Vincennes, alla periferia della capitale francese. Durante la corsa, i due sono inciampati su una gamba tagliata. Alcuni giorni dopo, un cane ritrovò un torso umano nella stessa zona, ma quando sono intervenute le autorità era ormai troppo tardi per scoprire altri eventuali resti. Sono passati circa 3 anni dalle analisi per scoprire l’origine d’appartenenza delle parti del corpo, e con il poco materiale che avevano, non è stato facile scoprire che le vittime erano di origine asiatica. Nel frattempo la polizia francese ha iniziato ad indagare, attribuendo gli omicidi a problemi tra bande rivali mediorientali risolte da sé, o a Luka Rocco Magnotta, nome del ragazzo canadese accusato qualche anno prima di aver ucciso uno studente di Pechino in vacanza a Parigi. L’inchiesta, nel corso di questi tre anni è continuata senza sosta: la polizia cercava di interrogare tutti i possibili sospetti, e quando si è sollevata la scomparsa dell’intera famigliola, l’ex baby-sitter ha ammesso il crimine.

Non era intenzionale, la situazione era precipitata
Hui, durante l’interrogatorio, ha raccontato ai magistrati che durante la notte del 23 novembre, il figlio della coppia non riusciva a respirare e prima che la ragazza potesse far qualcosa, è morto per asfissia. La donna non ha chiamato neanche i soccorsi, ma allarmata ha contattato il suo compagno. Insieme, avevano deciso di chiamare i genitori in casa Zhang, per offrire loro un accordo: dei soldi ai due genitori in cambio del loro silenzio sulla morte del bambino. L’offerta era pari a 40 mila euro ma, ovviamente, alla scoperta della morte del figlio i genitori hanno iniziato a dare di matto e la situazione è andata peggiorando fino a che il padre del bambino non ha preso un coltello da macellaio minacciando di uccidere la coppia se non andavano a costituirsi. Per difesa, i due imputati hanno ucciso i genitori del piccolo con una piccola ascia che avevano nell’abitazione. Hui, dopo averli uccisi, avrebbe poi portato i tre corpi senza vita nella vasca da bagno, facendoli a pezzi con una motosega elettrica e accendendo la lavatrice per coprire il rumore, così da non allarmare i vicini. In preda al panico ha posto i resti, in sacchi della spazzatura e il compagno li avrebbe poi lasciati, a notte inoltrata, nel bosco di Vincennes. Spaventati, subito dopo il misfatto, sono ritornati in Cina, dove sono rimasti per circa due anni per poi ritornare in Francia. L’accusa pensa che la loro decisione sia stata dettata dalla paura di ricevere la condanna a morte nel loro paese d’origine ed è anche per questo, che secondo la polizia, Hui e Te non avevano premeditato gli omicidi. Il processo continua ad andare avanti per poter definire la pena che dovranno scontare nonostante si parli di legittima difesa.

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