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Pescara, timbrava il cartellino ma andava a pescare: vigile urbano ai domiciliari

Timbrava il badge personale ma piuttosto che lavorare si divertiva. Maresciallo dei vigili urbani, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa pluriaggravata, abuso di potere e violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione

Protagonista della vicenda un maresciallo della Polizia municipale di Pescara. L’uomo, 61 anni, ogni mattina, timbrava il cartellino ma poi, piuttosto che indossare la divisa ed esplicare i suoi doveri lavorativi, si andava a divertire. Secondo i tabulati, risultava in servizio dal lunedì al sabato ma in realtà andava a pescare con gli amici o a giocare con il videopoker. La Guardia di Finanza ha seguito i suoi spostamenti giorno dopo giorno, ora dopo ora. Ad oggi a distanza di due mesi dall’inizio delle indagini, il gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, ha emesso un’ordinanza di misura cautelare per reati di truffa pluriaggravata commessa a danno di ente pubblico, abuso di potere e violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione. Il vigile è finito agli arresti domiciliari. «L’attività di polizia giudiziaria svolta, ha posto fine al danno economico sofferto dall’ente locale derivante dal difetto di prestazione lavorativa del proprio dipendente, e al conseguente danno, in termini di maggiori costi per i servizi pubblici, arrecato al cittadino», si evince in una nota delle Fiamme Gialle.

1600 euro senza lavorare
Il maresciallo percepiva 1600 euro senza lavorare. Non esplicava il suo dovere di vigile urbano ma piuttosto si andava a divertire. Sulla vicenda è intervenuto rammaricato anche il Sindaco di Pescara. «Ho chiesto, al comandante Carlo Maggitti spiegazioni in merito a questa vicenda. Se le accuse verranno confermate, saremo di fronte a un caso grave su cui sarà la magistratura a fare chiarezza», ha dichiarato il primo cittadino, Marco Alessandrini. «Dal canto nostro, non possiamo che avallare la tolleranza zero verso situazioni simili. Il Comune attiverà, tutte le procedure amministrative e disciplinari previste dalla nuova normativa per il caso di specie. Chi sbaglia paga, ritengo doveroso che chi ha un lavoro, a maggior ragione in un ente pubblico, abbia l’obbligo di espletarlo, dunque di essere a servizio dell’ente e della comunità, come il suo contratto richiede e finché tale contratto lo impegna. A questo si aggiunge il fatto che viviamo tempi durissimi, in cui una delle peggiori emergenze è proprio quella occupazionale e chi ha un lavoro dovrebbe, se non amarlo, quanto meno ritenersi fortunato e non autorizzato a scaldare una sedia o, nella peggiore delle ipotesi, a disertarla per dedicarsi ad altro durante gli orari che lo vincolano per contratto», ha proseguito.

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