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Prozac e sindrome di down: antidepressivo a base di fluoxetina come possibile cura

Il principio attivo fluoxetina, contenuto nel Prozac, potrebbe avere effetti positivi sulla sindrome di down. Sperimentato già sui topi, ottenendo dei risultati positivi, verrà testato sull’essere umano

L’idea nasce a Napoli. Uno studio italiano, nel 2014, ha affermato che il principio attivo fluoxetina, contenuto nel Prozac, potrebbe avere effetti positivi sulla sindrome di down. «I due difetti principali nella sindrome di Down sono un deficit nella produzione di neuroni, che risulta molto ridotta già in fase fetale e il fatto che i neuroni si sviluppano in maniera sbagliata», spiega Renata Bartesaghi, docente del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’università di Bologna. «Sapevamo poi, che nel cervello con sindrome di Down, c’è un difetto nel neurotrasmettitore serotonina, che è importantissimo per la maturazione cerebrale e la neurogenesi. Abbiamo quindi pensato che la fluoxetina, che inibisce la ricaptazione della serotonina, mantenendola nel cervello, potesse dare benefici», prosegue. Sui topi l’esperimento ha funzionato, ha permesso un aumento dei neuroni ed un miglioramento delle capacità cognitive. «Non è detto che nell’uomo l’effetto sia lo stesso, e fino alla dimostrazione non si possono illudere le famiglie. Stiamo per iniziare a Napoli un test su bambini tra i 5 e i 10 anni, che riceveranno la dose di Prozac permessa a questa età, e speriamo di avere delle prime indicazioni», spiega l’esperta.

Negli Stati Uniti il farmaco sarà somministrato fin dalla gravidanza – Negli USA, la fluoxetina, sarà somministrata a 14 donne incinte, al cui feto è stata diagnostica la sindrome di down. I ricercatori sperano di ottenere risultati positivi fin dalla gestazione. La ricerca è stata cofinanziata da Paul Watson, un pilota americano, padre di un ragazzo 14enne con la sindrome di Down. «Ho somministrato il farmaco antidepressivo per tre anni a mio figlio, ottenendo risultati ottimi a livello cognitivo», spiega lo stesso Paul alla rivista, Mit Technology Review. Dopo la nascita fino ai 2 anni i bambini continueranno ad assumere la pillola. Si spera di poter raggiungere un ulteriore, importante, traguardo a livello medico.

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